Trecentosessantacinque giorni, lentamente, sullo sfondo, in dissolvenza. Trecentosessantacinque giorni, e sentirli tutti. Forse pure qualcuno in più. Veronica al binario 1, l'abbraccio di Simona ed i suoi fulgidi capelli rossi, i porticati di Bologna - a cui spesso torno col pensiero, presto con in mano una valigia. I giorni di Pasqua. Quando ho scoperto che l'uomo che amavo aveva un'altra. Gli stessi in cui ho conosciuto Maria Rosaria. Quasi che la Vita volesse saldare il debito, pareggiare i conti. Gesù Cristo è morto, e risorto, in tre giorni. A me, è servito un anno per intero - con tutti i suoi tramonti, e ciascuna delle sue albe. Ma lui è il Figlio di Dio: parte con un discreto vantaggio, echecazzo!! La storia di una festa a sorpresa, di una vacanza che è stata il primo salto della fiducia - mentre, in auto, Jovanotti cantava: "Io penso positivo, perché son vivo, finché son vivo", ed un paio di occhi azzurri mi si incastravano dentro, tra quattro parole in italiano, mezza in inglese, ed un numero imprecisato di dolcissimi sorrisi imbarazzati: universal language of angels. La storia di una pulce ammaestrata, di un pendolo che oscilla, di un'Aquila che si impegna a meritare il suo posto in mezzo ad altre Aquile. La storia dei respiri consapevoli, della paura come indicatore - poiché ciò che temiamo è esattamente ciò che ci qualifica - del rancore, tristemente somigliante ad un guinzaglio, e del perdono - che comprende, senza per forza giustificare - così da liberare noi stessi, e gli altri: niente ci fa grandi come il coraggio di aprire le mani, e lasciar andare. La storia di un Natale che arriva con tre giorni di ritardo, sul calendario dell'intendere comune; di una cena che si è fatta gioco di squadra; di un trovatello a quattro zampe, che ora mi dorme accanto: la mia carezza del mattino. La storia dell'ultima notte dell'anno, e di una chiacchierata - lunga, inattesa e bellissima - cominciata col buio più pesto, fino al chiarore della primogenita alba. La storia di un gabbiano. Nell'attimo in cui punta le zampe sugli scogli, e si da lo slancio per volare. Esistono mille anni nuovi dentro un anno vecchio. Ricominciamo molte volte. Nel cuore di un giorno qualunque. Quando torniamo ad amare, rischiamo il certo per l'incerto, ed un sorriso ci sorprende in mezzo al pianto. Quando lasciamo i sentimenti piccoli alle persone piccole, per noi teniamo la verità che non cerca scuse e, così, impariamo a fare fesso il dolore. Quando cambiamo taglio di capelli, e ci sentiamo belle, dentro un abito nuovo, anche se all'orzo in tazza grande, con acqua calda a parte, preferiamo caffè nero bollente - che farà pure venire le rughe, ma almeno non ci fa sembrare frigide come Nostra Signora delle Nevi - non abbiamo due occhi verdi da esibire, lo stacco di coscia di Julia Roberts, o una coroncina da reginetta di bellezza arrivata seconda: che i secondi sono i primi degli ultimi, e qualcuno dovrebbe ricordarselo. Ricominciamo quando ci dice "grazie" un'amica; quando capiamo di averne ancora molta di strada da fare - questo si - ma quella che muove nella direzione di un sogno più alto; quando il disamore degli altri non ha più il potere di farci sentire piccoli, e troviamo il coraggio di correre da, e con chi, davvero vorremmo ci camminasse affianco. Ricominciamo molte volte. Nel cuore di un giorno qualunque. Quasi mai il primo Gennaio.
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venerdì 3 gennaio 2014
mercoledì 18 settembre 2013
Lista della Gratitudine
Ringrazio Sark quando scrive: “Ricordo le strofinate della sua barba ruvida, i discorsi seri, e i miei piedi poggiati sopra i suoi per danzare insieme, in cucina. Mi allacciava stretti stretti i pattini e c’era sempre amore – grande, naturale ed imperfetto”. Perché essere padri non è facile. Ma nemmeno essere figli è una passeggiata di salute. Sono grata ai dolori che mi hanno ripulito il cuore; le lacrime che mi hanno lavato gli occhi; le sfide che m’hanno chiamata ad essere all’altezza; gli uomini che hanno saputo tenermi testa, e per i fianchi; le amiche di cui ho custodito le storie di vita, nei pomeriggi accartocciati e nelle notti senza sonno: loro, dolcissime donne indomabili. Ringrazio le tentazioni a cui cedo: mi fanno sentire viva. I lavori che ho detestato: mi hanno insegnato la bellezza delle cose ottenute con fatica. Ogni mattino delle ultime quattro settimane: mi sono sempre svegliata col sorriso.
Nel pomeriggio di ieri, un bambino di otto anni mi ha chiesto:
- << Antonia, che cos'è la nostalgia? >>
- << E' sentire la mancanza di qualcuno >>
- << E perché senti la mancanza di qualcuno? >>
- << Perché gli vuoi ancora bene, ma non puoi più stargli accanto >>
- << Per quale motivo non puoi? >>
- << Perché lui ha smesso di voler bene a te >>
- << Che scemo. Tu sei così buona. Allora non mi piace la nostalgia, è una brutta cosa!! >>
- << Si, lo è. Un pochino. Però c'è un lato positivo, sai? >>
- << Quale? >>
- << Quando qualcuno smette di volerti bene, poi arriva sempre, sempre sempre, qualcun altro che saprà volerti ancora più bene. Basta avere pazienza, capito? >>
- << Antonia ... io ti voglio bene!! >>
- << Anch'io, tesoro. Anch'io ... >>
Cose belle finiscono perché cose migliori possano arrivare.
Sono grata alla promessa fatta a me stessa: sarò felice. L'ho già mantenuta: Sono Felice.
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domenica 1 settembre 2013
Cornute&Contente: regalami la verità, altro che fiori
Questa mattina, alla radio, un inedito Marco Masini cantava: "Ti volevo vivere, ma ti sapevo uccidere. Ti volevo stringere, ma non ti sapevo prendere. Ti volevo complice, ma ti sapevo escludere. Ti volevo fragile e ti lasciavo piangere. Ti volevo cogliere, ma non ti lasciavo crescere. Ti volevo vincere, e ti ho saputa perdere ..."
Tra un caffè caldo aromatizzato alla cannella, e la faccia stropicciata dal sonno della domenica mattina, ho sorriso al pensiero che qualcuno, sia pure inconsapevolmente, avesse messo in musica quello che mi hai fatto.
Questa storia comincia un anno fa. O giù di lì. Io ero, per Lui, il Futuro nel quale gli piaceva immaginarsi. Così, almeno, mi scriveva.
Tempo dopo, ho scoperto quanto quel Futuro fosse, ahimè, costipato di gente.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato", canta Renato Zero. Bhè, Signor Zero, lasci che glielo dica: sono diventata una sua affezionatissima fan. Manco io l'avevo considerato. Il triangolo. O qualunque altra forma geometrica l'umano ingegno possa concepire. Eccezion fatta per quelle che si realizzano in due, sopra un letto, nudi, fino a notte fonda. S'intende.
Oltretutto, soffro di claustrofobia, temo i luoghi chiusi ed eccessivamente affollati. Ragion per cui, ho tirato la leva d'emergenza e preso, a grandi passi, l'uscita di sicurezza. Mi sono salvata per il rotto della cuffia, ma il prezzo da pagare è stato altissimo. Lo è tutt'ora.
Elargisco alla Vita notti insonni; pianti che piegano in due il costato e ti fanno gli occhi gonfi come una rana in sovrappeso; sfoghi chilometrici con amici esausti di ascoltare sempre la stessa nenia. Provo ad indossare i miei sorrisi migliori, ma gli occhi non ridono insieme alla bocca, e mi tradiscono. Mi confido pure con la lavatrice, il frigorifero, la caldaia ed il cane. Accarezzo l'idea di stare diventando frigida, poiché l'ultima volta che un uomo - un esemplare di maschio di prim'ordine - ha provato a toccarmi la curva dei fianchi, sono sgusciata via come un'anguilla col diavolo in corpo. Frigida. E pure scema.
A colpi di seghe mentali, il mio cervello sta specializzandosi in Maturbazione&Autoerotismo, giacché trascorre larga parte del suo tempo arrovellandosi intorno alla medesima domanda: "Cos'ha lei più di me?"
Lei ha i fiori che Lui le manda direttamente a casa, per farle dolce il risveglio.
Ha le serate trascorse in compagnia degli amici di Lui, in veste di fidanzata ufficiale - o "fidanzata di turno". Che poi è la stessa cosa.
Lei ha le giornate al mare, le cene, la buona notte prima di abbandonarsi al sonno, la consapevolezza dei giorni da condividere insieme. Lei ha un amore bugiardo, che non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che illumina.
Lei non sa che Lui mi chiama ancora, che ancora ci facciamo la guerra, la guerra vera, quella che ingaggi solo contro le persone che ami forte, fortissimo.
Non sa delle notti trascorse sotto casa mia, a urlarci addosso l'inventario - immenso quanto la misericordia divina - dei motivi per i quali non possiamo stare insieme. Che la Fiducia è andata a puttane, ed è diventata puttana a sua volta: s'è venduta per quattro spiccioli di banalità, e qualche scampolo di paura. Ed Io non sono una donna facile da "amministrare". E Lui non ha spalle abbastanza forti per reggere il peso di un impegno autentico. Lei non sa nemmeno che, queste dolcissime stronzate da cofanetto Perugina, le scioriniamo restando allacciati, l'uno all'altra, per ore. Con la bocca dentro la bocca. Prestandoci i respiri. Stretti fino a smorzare il fiato. Quasi che domani fosse il Giorno Del Giudizio, e noi due non avessimo scampo.
Perché non solo il pianto può piegare il costato. Pure certi abbracci lo fanno.
Lei non sa delle nostre conversazioni insaziabili. Di come la sua mente faccia l'amore con la mia. Degli orgasmi di parole in cui veniamo, ogni volta. Non sa di quando mi grida contro che sta con Lei perché vuole una storia più semplice, che con Lei non perde la testa, mantiene salda la presa sulle redini di sé stesso. Io, invece, sono la sua variabile impazzita, l'assenza di controllo, la vertigine. Lei non sa che Lui ha scelto un amore di seconda mano, un amore che non costa fatica, un amore tiepido, mediocre, perché la mediocrità è facile, è rassicurante, è la prima scelta dei falliti, la culla dei vigliacchi, la madre partoriente di ogni umana infelicità.
Non sa che ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa. Come canta Ligabue. Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Lei non sa che ho scelto di credere alle sue fesserie di uomo spaventato perché faceva troppo male vederlo uscire dalla mia vita e riconoscere, semplicemente, che non voleva, non poteva o non sapeva amarmi. Ho peccato di vigliaccheria anch'io.
Lei e Lui non sanno che sono proprie le donne più intelligenti a fingersi stupide quando credono che un amore meriti lo sforzo di essere salvato.
Lei non sa che, di quest'uomo, ho amato l'intelligenza acuta; l'ironia ed il senso dell'umorismo; la capacità di tenermi testa; la natura selvaggia celata dietro il colletto inamidato delle sue camicie bianche; il modo in cui la sua risata fa il paio con la mia; lo stupore di bambino quando s'accorge di aver messo a segno una piccola vittoria in qualcosa che credeva non gli appartenesse; gli occhi tristi e le labbra piene; la sua fronte contro la mia fronte; le mani che trovavano, spontaneamente, la strada del mio piacere; le braccia forti con le quali mi stringeva contro il petto, come fossi un piccolo miracolo nel quale stentava a credere, e che forse pensava di non meritare.
Lei non sa che, di Me, Lui ha amato la capacità suadente di infilare una parola dietro l'altra; la brillantezza intellettuale; la faccia tosta e l'arroganza che pure, qualche volta, si divertiva a rimproverarmi; la spregiudicatezza con cui vivo il sesso e la sensibilità con cui lo faccio diventare amore; le passioni da intellettualoide, che mi rendevano diversa dalla maggior parte delle persone in cui si è imbattuto, nei suoi 27 anni; la cocciutaggine con cui mi impunto; il mio corpo sopra il suo corpo - ma anche sotto, di fianco, da dietro - che, ne sono certa, non dimenticherà mai, pure quando tutto il resto si farà lontano e sfocato. Lei non sa che Lui, con Me, si accende.
Lei ha i fiori. Le serate con gli amici. Le cene. Le giornate al mare. La buonanotte e i giorni insieme.
Io ho la Verità. O qualcosa che un poco le assomiglia. Ho - e pure suona un po' bizzarro ammetterlo - la parte più pura, più autentica, più vera e celata di Lui. E del suo cuore non vedente.
Io ho la mia sacca da marinaio, dalla quale è precipitato qualche sogno. Ho ginocchia abbastanza forti da piegarsi per raccoglierli. Ho ancora fede. Fede in me stessa. Fede che un giorno incontrerò davvero Quello Giusto. Ho l'orgoglio di essere una donna come poche. Ho fantasia abbastanza per giocare con i cocci rotti della mia Vita, e costruirci un mosaico di colori. Ho la forza di rimettermi in cammino. Ho la certezza di un amore grande nel quale, un giorno, inciamperò per caso, per destino o predestinazione.
Eva Poles dice: "Proverai. Sbaglierai. Piangerai. Pregherai. Cambierai. Crescerai. Capirai. Sceglierai". Ho provato tante volte. Ho sbagliato una di più. Ho pianto forte, di notte, nel silenzio compiacente della mia stanza, e pregato affinché le cose potessero cambiare. Alla fine, sono cambiata Io. E, nel cambiamento, sono cresciuta, ho capito che il segreto di ogni bene sta nella capacità di amare sé stessi. E' stato allora che ho scelto di salvarmi da sola.
Auguro a tutti l'inebriante sensazione della rinascita.
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Tra un caffè caldo aromatizzato alla cannella, e la faccia stropicciata dal sonno della domenica mattina, ho sorriso al pensiero che qualcuno, sia pure inconsapevolmente, avesse messo in musica quello che mi hai fatto.
Questa storia comincia un anno fa. O giù di lì. Io ero, per Lui, il Futuro nel quale gli piaceva immaginarsi. Così, almeno, mi scriveva.
Tempo dopo, ho scoperto quanto quel Futuro fosse, ahimè, costipato di gente.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato", canta Renato Zero. Bhè, Signor Zero, lasci che glielo dica: sono diventata una sua affezionatissima fan. Manco io l'avevo considerato. Il triangolo. O qualunque altra forma geometrica l'umano ingegno possa concepire. Eccezion fatta per quelle che si realizzano in due, sopra un letto, nudi, fino a notte fonda. S'intende.
Oltretutto, soffro di claustrofobia, temo i luoghi chiusi ed eccessivamente affollati. Ragion per cui, ho tirato la leva d'emergenza e preso, a grandi passi, l'uscita di sicurezza. Mi sono salvata per il rotto della cuffia, ma il prezzo da pagare è stato altissimo. Lo è tutt'ora.
Elargisco alla Vita notti insonni; pianti che piegano in due il costato e ti fanno gli occhi gonfi come una rana in sovrappeso; sfoghi chilometrici con amici esausti di ascoltare sempre la stessa nenia. Provo ad indossare i miei sorrisi migliori, ma gli occhi non ridono insieme alla bocca, e mi tradiscono. Mi confido pure con la lavatrice, il frigorifero, la caldaia ed il cane. Accarezzo l'idea di stare diventando frigida, poiché l'ultima volta che un uomo - un esemplare di maschio di prim'ordine - ha provato a toccarmi la curva dei fianchi, sono sgusciata via come un'anguilla col diavolo in corpo. Frigida. E pure scema.
A colpi di seghe mentali, il mio cervello sta specializzandosi in Maturbazione&Autoerotismo, giacché trascorre larga parte del suo tempo arrovellandosi intorno alla medesima domanda: "Cos'ha lei più di me?"
Lei ha i fiori che Lui le manda direttamente a casa, per farle dolce il risveglio.
Ha le serate trascorse in compagnia degli amici di Lui, in veste di fidanzata ufficiale - o "fidanzata di turno". Che poi è la stessa cosa.
Lei ha le giornate al mare, le cene, la buona notte prima di abbandonarsi al sonno, la consapevolezza dei giorni da condividere insieme. Lei ha un amore bugiardo, che non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che illumina.
Lei non sa che Lui mi chiama ancora, che ancora ci facciamo la guerra, la guerra vera, quella che ingaggi solo contro le persone che ami forte, fortissimo.
Non sa delle notti trascorse sotto casa mia, a urlarci addosso l'inventario - immenso quanto la misericordia divina - dei motivi per i quali non possiamo stare insieme. Che la Fiducia è andata a puttane, ed è diventata puttana a sua volta: s'è venduta per quattro spiccioli di banalità, e qualche scampolo di paura. Ed Io non sono una donna facile da "amministrare". E Lui non ha spalle abbastanza forti per reggere il peso di un impegno autentico. Lei non sa nemmeno che, queste dolcissime stronzate da cofanetto Perugina, le scioriniamo restando allacciati, l'uno all'altra, per ore. Con la bocca dentro la bocca. Prestandoci i respiri. Stretti fino a smorzare il fiato. Quasi che domani fosse il Giorno Del Giudizio, e noi due non avessimo scampo.
Perché non solo il pianto può piegare il costato. Pure certi abbracci lo fanno.
Lei non sa delle nostre conversazioni insaziabili. Di come la sua mente faccia l'amore con la mia. Degli orgasmi di parole in cui veniamo, ogni volta. Non sa di quando mi grida contro che sta con Lei perché vuole una storia più semplice, che con Lei non perde la testa, mantiene salda la presa sulle redini di sé stesso. Io, invece, sono la sua variabile impazzita, l'assenza di controllo, la vertigine. Lei non sa che Lui ha scelto un amore di seconda mano, un amore che non costa fatica, un amore tiepido, mediocre, perché la mediocrità è facile, è rassicurante, è la prima scelta dei falliti, la culla dei vigliacchi, la madre partoriente di ogni umana infelicità.
Non sa che ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa. Come canta Ligabue. Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Lei non sa che ho scelto di credere alle sue fesserie di uomo spaventato perché faceva troppo male vederlo uscire dalla mia vita e riconoscere, semplicemente, che non voleva, non poteva o non sapeva amarmi. Ho peccato di vigliaccheria anch'io.
Lei e Lui non sanno che sono proprie le donne più intelligenti a fingersi stupide quando credono che un amore meriti lo sforzo di essere salvato.
Lei non sa che, di quest'uomo, ho amato l'intelligenza acuta; l'ironia ed il senso dell'umorismo; la capacità di tenermi testa; la natura selvaggia celata dietro il colletto inamidato delle sue camicie bianche; il modo in cui la sua risata fa il paio con la mia; lo stupore di bambino quando s'accorge di aver messo a segno una piccola vittoria in qualcosa che credeva non gli appartenesse; gli occhi tristi e le labbra piene; la sua fronte contro la mia fronte; le mani che trovavano, spontaneamente, la strada del mio piacere; le braccia forti con le quali mi stringeva contro il petto, come fossi un piccolo miracolo nel quale stentava a credere, e che forse pensava di non meritare.
Lei non sa che, di Me, Lui ha amato la capacità suadente di infilare una parola dietro l'altra; la brillantezza intellettuale; la faccia tosta e l'arroganza che pure, qualche volta, si divertiva a rimproverarmi; la spregiudicatezza con cui vivo il sesso e la sensibilità con cui lo faccio diventare amore; le passioni da intellettualoide, che mi rendevano diversa dalla maggior parte delle persone in cui si è imbattuto, nei suoi 27 anni; la cocciutaggine con cui mi impunto; il mio corpo sopra il suo corpo - ma anche sotto, di fianco, da dietro - che, ne sono certa, non dimenticherà mai, pure quando tutto il resto si farà lontano e sfocato. Lei non sa che Lui, con Me, si accende.
Lei ha i fiori. Le serate con gli amici. Le cene. Le giornate al mare. La buonanotte e i giorni insieme.
Io ho la Verità. O qualcosa che un poco le assomiglia. Ho - e pure suona un po' bizzarro ammetterlo - la parte più pura, più autentica, più vera e celata di Lui. E del suo cuore non vedente.
Io ho la mia sacca da marinaio, dalla quale è precipitato qualche sogno. Ho ginocchia abbastanza forti da piegarsi per raccoglierli. Ho ancora fede. Fede in me stessa. Fede che un giorno incontrerò davvero Quello Giusto. Ho l'orgoglio di essere una donna come poche. Ho fantasia abbastanza per giocare con i cocci rotti della mia Vita, e costruirci un mosaico di colori. Ho la forza di rimettermi in cammino. Ho la certezza di un amore grande nel quale, un giorno, inciamperò per caso, per destino o predestinazione.
Eva Poles dice: "Proverai. Sbaglierai. Piangerai. Pregherai. Cambierai. Crescerai. Capirai. Sceglierai". Ho provato tante volte. Ho sbagliato una di più. Ho pianto forte, di notte, nel silenzio compiacente della mia stanza, e pregato affinché le cose potessero cambiare. Alla fine, sono cambiata Io. E, nel cambiamento, sono cresciuta, ho capito che il segreto di ogni bene sta nella capacità di amare sé stessi. E' stato allora che ho scelto di salvarmi da sola.
Auguro a tutti l'inebriante sensazione della rinascita.
Copyright Viola Editrice
giovedì 8 agosto 2013
Waiting for Bol: impressioni di una partenza annunciata
E, nello spazio di un respiro, fu il giorno prima. Abiti disseminati sul letto, senza una logica precisa, se non quella di buttare le cose alla rinfusa - e la vita anche - quando t'accorgi che non è possibile, e neppure umano, avere tutto sotto controllo; valigie che faticano a chiudersi, mentre il cervello si affanna nel disperato tentativo di trovare una soluzione ingegneristica che permetta di infilare l'inverosimile in uno spazio tanto angusto - chi scrisse: "Impossible is Nothing", probabilmente non si era mai spinto oltre il giardino di casa; cellulari che trillano senza pietà, e senza posa: la mamma mi ricorda gli antistaminici, le amiche di rilassarmi, gli amici di trombare come se non ci fosse un domani, il papà di stare attenta - niente alcol, niente tuffi, niente acqua fonda, niente rocambolesche acrobazie, niente sole dopo mezzogiorno, niente corse clandestine, niente caramelle dagli sconosciuti ... insomma, niente!!
La voglia di partire è, insieme, l'avventuroso desiderio di andare verso qualcosa, ed il bisogno, solo vagamente inconsapevole, di fuggire da qualcos'altro. Un espediente comune, per fare fesso il pensiero. Ma il cuore ha gambe che non vedi. E sono gambe forti: sanno macinare chilometri e coprire distanze oceaniche. Da costa a costa. Da polo a polo. Beffando i punti cardinali e doppiando gli orizzonti. Un Magellano post-moderno dei sentimenti, che sa come circumnavigare il doppiofondo poco frequentato dell'anima.
L'amore - come la sua assenza - non conosce geografia, se non quella che traccia le rotte del cuore passando dagli occhi. Ed il cuore te lo porti appresso. Ti si infila in valigia zitto zitto, e non si schioda. E' un cuore scostumato.
Così, nei pomeriggi accartocciati di voglia e di stanchezza, il sorriso più bello te lo regalano loro. Compagni di viaggio, certo. Ma, sopra ogni altra cosa, compagni di Vita: Raffaele che: << Tranquilli. Nella mia auto, viaggeremo io ed Antonia, così non ci schiattate le palle voi, e la musica. Spazieremo dal Rock a Ligabue, passando per le nuove hit ed un po' di sano Blues. Al bando i razzismi musicali. PaceAndLove!! >> Non è mica facile essere il mio migliore amico - ( Ligabuesempresialodato ); Mary, che una telefonata di pochi minuti appena diventa una conversazione lunga due ore, perché di questo viaggio condivideremo le parole, le emozioni che ci portiamo da casa e che faranno pendant con quelle locali, la voglia di crescere e di sperimentare ... magaripurequalchevestito; Ciro - una profusione di soulful music e battute sconce - sa che la cosa più importante non trova certamente posto in valigia: l'amore gli cammina a fianco, spalla a spalla; Luisa e il suo Diario di Bordo: ci ha tenuto compagnia in questi giorni antecedenti la partenza, e ci ha fatti più uniti ancora, se mai fosse possibile; Michele, che mi auguro si sia portato dietro tutta l'allegra fattoria: foche e galli sono particolarmente quotati, di questi tempi ( lui sa cosa intendo dire ); Peppe, e quelle chiacchierate che sanno cambiarti gli occhi, ed il modo di posarli sul mondo; Mario&Stefano, perché Dio li fa, li accoppia, e dopo li spedisce a rompermi le palle nei modi più sadici che l'umano ingegno sappia concepire; Nunzia, che una nuova amica non poteva certamente mancare.
Quanto a me, durante lo shopping pomeridiano dell'ultimo minuto, ho trovato una t-shirt con sopra la scritta: "Love yourself is The Secret". Ho pensato fosse un segno, e l'ho comprata. La indosserò domattina, per il viaggio. E' azzurra, come il cielo terso d'estate, senza nuvole. Guardandola, mi sono tornate alla mente le parole di mio padre: << Dovresti indossare qualcosa di quel colore. Ti dona tantissimo. >>
Nulla accade per caso.
La voglia di partire è, insieme, l'avventuroso desiderio di andare verso qualcosa, ed il bisogno, solo vagamente inconsapevole, di fuggire da qualcos'altro. Un espediente comune, per fare fesso il pensiero. Ma il cuore ha gambe che non vedi. E sono gambe forti: sanno macinare chilometri e coprire distanze oceaniche. Da costa a costa. Da polo a polo. Beffando i punti cardinali e doppiando gli orizzonti. Un Magellano post-moderno dei sentimenti, che sa come circumnavigare il doppiofondo poco frequentato dell'anima.
L'amore - come la sua assenza - non conosce geografia, se non quella che traccia le rotte del cuore passando dagli occhi. Ed il cuore te lo porti appresso. Ti si infila in valigia zitto zitto, e non si schioda. E' un cuore scostumato.
Così, nei pomeriggi accartocciati di voglia e di stanchezza, il sorriso più bello te lo regalano loro. Compagni di viaggio, certo. Ma, sopra ogni altra cosa, compagni di Vita: Raffaele che: << Tranquilli. Nella mia auto, viaggeremo io ed Antonia, così non ci schiattate le palle voi, e la musica. Spazieremo dal Rock a Ligabue, passando per le nuove hit ed un po' di sano Blues. Al bando i razzismi musicali. PaceAndLove!! >> Non è mica facile essere il mio migliore amico - ( Ligabuesempresialodato ); Mary, che una telefonata di pochi minuti appena diventa una conversazione lunga due ore, perché di questo viaggio condivideremo le parole, le emozioni che ci portiamo da casa e che faranno pendant con quelle locali, la voglia di crescere e di sperimentare ... magaripurequalchevestito; Ciro - una profusione di soulful music e battute sconce - sa che la cosa più importante non trova certamente posto in valigia: l'amore gli cammina a fianco, spalla a spalla; Luisa e il suo Diario di Bordo: ci ha tenuto compagnia in questi giorni antecedenti la partenza, e ci ha fatti più uniti ancora, se mai fosse possibile; Michele, che mi auguro si sia portato dietro tutta l'allegra fattoria: foche e galli sono particolarmente quotati, di questi tempi ( lui sa cosa intendo dire ); Peppe, e quelle chiacchierate che sanno cambiarti gli occhi, ed il modo di posarli sul mondo; Mario&Stefano, perché Dio li fa, li accoppia, e dopo li spedisce a rompermi le palle nei modi più sadici che l'umano ingegno sappia concepire; Nunzia, che una nuova amica non poteva certamente mancare.
Quanto a me, durante lo shopping pomeridiano dell'ultimo minuto, ho trovato una t-shirt con sopra la scritta: "Love yourself is The Secret". Ho pensato fosse un segno, e l'ho comprata. La indosserò domattina, per il viaggio. E' azzurra, come il cielo terso d'estate, senza nuvole. Guardandola, mi sono tornate alla mente le parole di mio padre: << Dovresti indossare qualcosa di quel colore. Ti dona tantissimo. >>
Nulla accade per caso.
giovedì 1 agosto 2013
Agosto
Agosto di cambiamenti. Di valige da fare, e da disfare, e poi da fare un'altra volta. Una volta in più. Una ancora. Agosto di resa dei conti. Agosto di conti che devono tornare. Agosto che è un ultimo sforzo di pazienza e, poi, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammece 'o passat, se il passato s'è scordato di noi.
Agosto di cavalli di razza che si vedono all'arrivo. Nel senso che, giunti alla fine, al traguardo, al capolinea, aquellochecazzovipare, bisogna stare a vedere com'è che si rimettono in corsa, e si lanciano nuovamente al galoppo.
Agosto che mi devi portare bene. O, almeno, mi devi portare. Da qualche parte. Una qualunque. Basta che mi porti. L'immobilità mi manda al manicomio. Agosto di coraggio preso a due mani. E di prese di posizione. Perché va bene tutto. Tranne le prese per il culo. Per quelle, abbiamo già dato. Abbi pazienza. Agosto che, col caldo, ci si deve spogliare non soltanto dei vestiti: via pure le maschere, le bugie che feriscono, gli inganni che fanno lo sgambetto alla fiducia. E quella, povera, inciampa. Agosto senza saldi. Senza sconti di onestà.
Agosto che un vincente trova sempre una strada. Un perdente una scusa. Agosto di punti di rottura. Non più di sutura. Ho finito ago e filo. Adesso è dentro. O fuori. Agosto senza scuse.
Agosto di cavalli di razza che si vedono all'arrivo. Nel senso che, giunti alla fine, al traguardo, al capolinea, aquellochecazzovipare, bisogna stare a vedere com'è che si rimettono in corsa, e si lanciano nuovamente al galoppo.
Agosto che mi devi portare bene. O, almeno, mi devi portare. Da qualche parte. Una qualunque. Basta che mi porti. L'immobilità mi manda al manicomio. Agosto di coraggio preso a due mani. E di prese di posizione. Perché va bene tutto. Tranne le prese per il culo. Per quelle, abbiamo già dato. Abbi pazienza. Agosto che, col caldo, ci si deve spogliare non soltanto dei vestiti: via pure le maschere, le bugie che feriscono, gli inganni che fanno lo sgambetto alla fiducia. E quella, povera, inciampa. Agosto senza saldi. Senza sconti di onestà.
Agosto che un vincente trova sempre una strada. Un perdente una scusa. Agosto di punti di rottura. Non più di sutura. Ho finito ago e filo. Adesso è dentro. O fuori. Agosto senza scuse.
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