sabato 19 febbraio 2011

Cose così.

... e il gelato con mamma, in un pomeriggio d'inverno. Perché le cose buone sfidano il freddo, e non esistono più le mezze stagioni.
... e le nuove scarpette da ginnastica, con tanti fiorellini colorati. Perché la primavera vuol essere annunciata.
... e la coda storta. La coda di lato. Che a tornare bambini basta poco.
... e le rose di stoffa, a mò di orecchini. Perché infondo è una questione di punti di vista. Come l'aquilone, che pensa che il mondo sia attaccato al filo.
... e le spalle nude. Ed il blu. Dipinto di blu.

martedì 15 febbraio 2011

La metamorfosi.


Sono ufficialmente entrata in modalità "esame agli sgoccioli". Anche "acqua alla gola" rende bene l'idea.

Perennemente in pigiama. Perché, se al mattino non devi vestirti, recuperi cinque minuti di studio, e ti senti meno in colpa per esserti ridotta all'ultimo pure stavolta.
Accovacciata sul letto. Con le gambe incrociate, il libro poggiato sulle ginocchia, e negli occhi la speranza di impararlo per osmosi. Alla fine, io ed il libro, stipuliamo un accordo di muta difesa: "Io non piaccio a te, tu non piaci a me, vediamo di sopportarci per altre due settimane ancora, così che nessuno dei due debba mai più rivedere l'altro".
Ogni volta che la mia povera mamma apre la porta della mia camera per portarmi un po' di caffè, o chiedermi se voglio mangiare qualcosa, sento nascere un grido nei cupi anfratti della mia gola, e lo vedo librarsi nell'aria: "Vattttttttteeeeeeeennnnneeeeeeee, e chiudi quella cazzo di porta!!!"

Ecco.

sabato 5 febbraio 2011

Tutti gli stronzi della mia vita.


Il traditore impenitente: l'ho conosciuto circa quattro anni fa. Occhi verdi, e sorriso sghembo. Disarmante. Ci frequentavamo da poco più di due mesi. Splendidi discorsi, grandi risate, sottilissima ironia, empatia sensuale ... e niente baci. Nemmeno l'ombra di un bacio, una carezza, una palpatina, il surrogato scemo di una mano morta sul culo. Niente.
E mentre mi rassegnavo all'idea di essere assolutamente indesiderabile, o alla assai più probabile eventualità che lui fosse gay, giunge, per sua stessa ammissione, l'inoppugnabile verità: il sorriso sghembo più sexy di tutti i tempi era fidanzato da oltre dieci anni, conviveva da qualche mese, ed aspettava un figlio dall'ignara compagna, che poi ha sposato meno di un anno dopo. Il reo confesso pensò bene di giustificare il tutto, dicendo ( cito testualmente ) : "All'inizio, tu dovevi essere solo una scopata, come tante altre. Non avevo previsto che mi sarei innamorato di te. Ed è per questo che mi sono trattenuto dal lasciarmi andare. Non volevo ferirti, non volevo farti del male". Lui, non voleva farmi del male. Che dolce. Non voleva. Spero di avergliene fatto tanto io con il calcio in culo che gli ho assestato.


Il bugiardo patologico: primavera di tre anni fa. Occhi scuri, belle mani, diplomaticamente affascinante. E creativo. Molto creativo. Così creativo da organizzarmi una caccia al tesoro. Con tanto di mappa, enigmatici indizi, indovinelli divertenti, vicoli stretti, vedute panoramiche, e romantiche sorprese.
Ad un certo punto dell'incantato percorso, mi porta in una stanza, mi benda ( con una fascia dell'inter, ndr ) e mi dice: "Scegli un numero da uno a cinque". Ed io, tra l'allegria e lo stupore, rispondo con voce sognante: "Quattro". Mi scopre delicatamente gli occhi e, davanti a me, accoccolati sue due sedie, stanno ad aspettarmi quattro splendidi peluche. L'intera collezione di Winnie The Pooh. Mancava solo l'elefantino, che non era riuscito a trovare, e che poi, anni dopo, mi ha regalato un tizio di Torino. Ma questa è un'altra storia.
Poi continua: "Scegli un altro numero". Stavolta opto per il due, e l'incredibile cornuto ( ah no, quella sono io --.-- ) mi viene incontro con un fascio di luminosissimi girasoli ed iris bianchi. Sapeva, lo schifosobuagiardosenzapalle ( e questo è proprio lui!! ) che io adoro i girasoli, molto più delle rose o di qualunque altro fiore che madre natura abbia avuto in sorte di concepire.
Quando scelgo il cinque, mi fa girare piano su me stessa così che gli occhi possano posarsi su uno striscione, alle mie spalle, che diceva: "La magia del sogno con te diventa realtà". Peccato che il sogno fosse, in verità, un incubo. Ma questo l'ho capito qualche tempo dopo.
Al numero tre corrispondeva un gigantesco uovo di Pasqua, più alto di me di almeno cinquanta centimetri. E al numero uno, si improvvisa cameriere, con due calici di vino rosso, ed un vassoio colmo di tutti i dolci che preferisco: la crostata con le fragoline di bosco, le barchette con la nutella, la caprese, la delizia al limone.
Me ne ritorno a casa camminando a dieci metri da terra, e con la precisa sensazione di aver incontrato l'uomo della mia vita. Ma l'uomo della mia vita era anche l'uomo della vita di un'altra, e l'ho scoperto meno di una settimana dopo, con un sms: "Sono uno stronzo, un bastardo, ma i miei sentimenti per te sono veri, sinceri. Io sono fidanzato da oltre tre anni e mezzo, ma non la amo, amo te. Se te l'avessi detto non sarebbe stato così fantastico. Ora lei sta venendo a casa mia, non cercarmi su nessuno dei due cellulari".
Spero che uno stuolo di cavallette abbia mosso un'insurrezione armata dentro le sue mutande.


Il maniaco: per la serie "non ci facciamo mancare nulla". L'ho conosciuto che avevo appena vent'anni. Eravamo alla cena di compleanno di un comune amico. Mi siede accanto, e si lancia in un disperato tentativo di seduzione. Con fermezza ed educazione respingo l'assedio, ma lui non molla. Al termine della serata, pensa bene di chiedere il mio numero di cellulare al ragazzo che festeggiava il compleanno. Il giorno successivo mi chiama, ed io, ignara che quel numero fosse il suo, rispondo. Quando capisco di chi si tratta, rinnovo l'invito a lasciarmi perdere e, inconsapevolmente, firmo la mia condanna. Da quel momento iniziano le telefonate ad ogni ora, del giorno e della notte, minacce di morte, e pedinamenti.
Non faccio ironia su questa storia perché, all'epoca, ho conosciuto il sapore vero della paura. Non sono mai riuscita a confessarlo ai miei genitori, per uno strano senso di vergogna che, ancora oggi, non saprei spiegare. Per due mesi ho vissuto nel terrore di non tornare viva a casa, ogni volta che uscivo per andare all'università o per una birra con gli amici. Ho cambiato numero di cellulare, ed allontanato tutte le amicizie comuni che avrebbero potuto rappresentare un tramite. Ho scoperto, anni dopo, che era sposato ed era suo costume importunare le ragazzine. All'epoca la legge sullo stalking non esisteva, altrimenti avrei denunciato. Ce n'erano gli estremi.


Tombeur del femme: con il cazzo trapiantato al posto del cervello. Letteralmente. Un'intensa estate, fatta di passione, calde giornate di sole, pomeriggi trascorsi nella sua casa al mare, e grandi, grandi, grandissime promesse.
Poi, un giorno, il dannato cellulare porta la dannata notizia: "La ragazza che frequentavo mentre lavoravo a Modena, è scesa a Napoli per farmi una sorpresa. Si ferma tre giorni. Non cercarmi, mi faccio vivo io appena se ne ritorna a casa. Non voglio perderti, non voglio che nulla cambi tra noi. Domenica mattina la riaccompagno in stazione, e la sera vengo a prenderti".
Che vuò? Che hai detto? Ho letto bene? Posi lei e prendi me? Poi posi me e riprendi lei? E non deve cambiare nulla? Non deve cambiare nulla?? Ma allora sei uno stronzo. Sei talmente stronzo che bisognerebbe spiegartelo con un disegno. Sei talmente stronzo, ma talmente stronzo, che bisognerebbe inventare un'altra parola per dirlo!!
Qualche giorno dopo. Altro dannato cellulare, altro dannato sms: "La storia della tipa di Modena venuta a Napoli per farmi una sorpresa, non era vera. Mi sono inventato tutto, perché non sapevo come fare a chiudere il rapporto con te. Stava diventando tutto troppo serio, ed io non sono pronto per un impegno vero".
Meno di ventiquattro ore dopo: "Mi manchi, non riesco a smettere di pensarti".
Muori.


Oggi racconto queste storie con divertita ironia. Ma, all'epoca, ogni delusione, ogni tradimento è stato doloroso quanto una stilettata al cuore. Il vero miracolo non sta nel fatto che io sia sopravvissuta a certi dolori, poiché sono certa che tanti altri, come me, portano sulle spalle il peso dei passati fallimenti, e delle ferite ancora cocenti. Il vero miracolo sta nel fatto che a sopravvivere sia stato il mio idealismo, il mio resistere. Perché io, nell'amore, ho smesso di crederci. Ma, infondo, continuo a sperarci.



Copyright Viola Editrice

martedì 1 febbraio 2011

Frammenti di poesia.


"Lascia le tue lacrime sul cuscino, incontrati con la vita, scontrati con il dolore, ruba l'amore.
Non avere una meta, ma cento.
Prova a ritornare, perché il ritorno da senso al viaggio.
Affrancati da te stesso, e dall'attesa. Per amare la vita bisogna tradire le aspettative.
Guardati intorno, e guardati da chi si professa libero. Il sapore della libertà è la paura. Solo chi ha paura della libertà ha il coraggio di inseguirla ... " ..

Le cento città. Vincenzo Costantino.