lunedì 28 aprile 2014

Ciao Marco

... quello che non sapevo, quello che non avevo letto, e che nessuno si era preso la briga di spiegarmi, è che il vuoto manchevole del suo pezzo di cielo, non lo avrebbe colmato la Vita. Neppure ne avrebbe addolcito gli angoli. Allora, ho dovuto imparare la differenza tra i dolori che scegli - e dei quali puoi liberarti scegliendo - ed i dolori che, contrariamente, non puoi evitare. I primi mi hanno insegnato che la mia Felicità è roba mia, e non la delego a nessuno. Così, pure quando l'Amore volta le spalle, e mi abbandona, Io resisto e non smetto mai di guardare il sole. Dai secondi, invece, ho imparato ad onorare la sacralità di questa Vita, che è una e non mi basta. Perciò, la premo come un frutto succoso e maturo, col tocco mordace di chi è disposto a mandar giù l'amara durezza della scorza, pur di assaporare la tenerezza della polpa. Perché non lo so se ogni cosa ha il suo prezzo ma, se l'avesse, io sarei disposta a pagarlo. Così, colleziono attimi d'eterno, cicatrici che sono solchi disegnati con la punta delle dita, atti di coraggio, di puro amore e di incoscienza, che nessuno potrà togliermi. E quando mi danno dell'ingenua, io sorrido e vado oltre. Gli occhi con cui guardo la bellezza del mondo, non li darei via in cambio di alcuna cinica, sgamata, e fintamente sveglia saggezza. Perché, quattro anni fa, per la prima, Qualcuno mi disse che ero venuta alla luce con le ali di un'Aquila, e come tale avrei dovuto volare. Allora capii chi ero, e che genere di Vita avrei scelto di vivere.

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