sabato 27 agosto 2011

Crescendo e Cercando.

C'è sempre un modo. Per fare l'impossibile, c'è sempre un modo. Per superare l'intollerabile, c'è sempre un modo. Per accettare l'assurdità e l'assurdo, c'è sempre un modo. Per fregare il dolore e i suoi compari, c'è sempre un modo. Per fare del bene, c'è sempre un modo.
Davanti alle difficoltà non dobbiamo avere paura. Dobbiamo sentirci ispirati.

E' l'attimo prima. Prima che arrivi la telefonata in cui speravi. Prima che lui ti chieda di uscire. Prima del primo bacio. Prima che il professore faccia il tuo nome per sostenere un esame. Prima che la luce si spenga, e scenda il buio. Prima che la stella cada. O la musica finisca. Prima che il sipario si apra. Prima che la bocca emetta il suono. Prima che il cuore perda un colpo. Prima di cadere. Prima di aprire gli occhi, tra il torpore del sonno e gli accenni del mattino. Prima che scorrano i titoli di coda. Prima di sapere come andrà a finire. Prima che tutto inizi. Prima che tutto cambi. Prima del salto. Prima. La Vita, nella sua essenza, è eternamente racchiusa in quell'attimo prima. Quando il Mondo si svela, e il vento cambia. E tu ne assecondi la corrente.

L'afa, la salsedine e gli scogli. La birra, le patatine e le fotografie retrò. Per festeggiare un'estate che finisce, e si porta con sé un po' di cose, un po' di roba, un po' di gente. Che a me serve spazio, spazio vuoto, per tornare a respirare.
Gli amici, e le panchine in legno, che un po' tremano e un po' pure, e se ti ritrovi col culo a terra ci scappa una risata. Le chiacchierate sul divano fino alle quattro del mattino con chi ti conosce, e ti capisce, e si ricorda sempre che tu, per il viso, usi solo gli asciugamani in tela morbida, e te ne procura uno prima ancora di chiederlo. Perché le vere amiche fanno questo. Anticipano le tue esigenze.
La colazione è un piccolo rito di felicità, e il caffè nelle tazzine inglesi è più buono. O almeno lo sembra. Ma insomma, che ti frega? Bevi e basta. Senza pensarci troppo.
I cambiamenti, le transizioni, i mea culpa e i progetti di felicità. Sembra facile. E forse lo è.
Le persone sono. Non "erano", "avrebbero potuto essere se", "sarebbero state ma", "saranno, un giorno". Le persone sono. Adesso. Oggi. E basta.

E così un po' la freghi, la solitudine. La inganni, per qualche ora. Ed è un inizio. Perché da qualche parte si deve pur ricominciare.
- "Da dove comincio?"
- "Comincia dall'inizio, e quando sei arrivato alla fine ti fermi" - rispose il Cappellaio Matto.

Quand'ero piccola, per tanti, tanti anni, il mio papà ha lavorato lontano da casa. Tornava ogni quindici giorni, se ci andava bene. Oppure una volta al mese. Se non ci andava bene.
Partiva di notte, ed ogni volta, prima di andarsene, mi diceva: "Torno presto, te lo prometto. Hai la mia parola". E, in qualche modo, il tempo volava. Lui tornava presto davvero. Manteneva la sua promessa.
Così, io sono cresciuta dando peso alle promesse che faccio, e a quelle che mi vengono fatte. "Te lo prometto" è un vincolo, per me. Un laccio stretto stretto. Un impegno serio. Un atto di fiducia da non tradire. Una menzogna da non pronunciare. Un giuramento che non si può infrangere.

"Ci si deve liberare dalla speranza che il mare possa mai riposare. Dobbiamo imparare a navigare in venti forti", ha detto qualcuno.
Le persone non desiderano cose facili. Desiderano cose grandi, ambizione, fuori portata.