domenica 30 ottobre 2011

Preghiera laica.

Dio benedica le rovine, le macerie, le certezze che crollano, i rapporti che vanno a puttane.
Dio benedica la rabbia, quando si trasforma in successo. E i fallimenti, che ti danno l'esatta misura di quanto, ognuno di noi, sia meravigliosamente umano.
Dio benedica i punti esclamativi, messi lì a dire: "Basta!!"
Benedica i calci in culo. Quelli presi, e quelli dati.
Dio benedica la parola "fine", quando questa è sinonimo di "liberazione".
Dio benedica i sensi di colpa, se equivalgono ad un esame di coscienza. Dio benedica gli esami di coscienza, perché implicano la tacita necessità di averne una.
Dio benedica le nevrosi, quando la pazienza non è più la virtù dei forti, ma la rassegnazione di chi si è arreso, o l'indifferenza di quanti non si lasciano toccare dalla vita, e dalle sue storie.
Benedica le urla. Perché non è vero che: "chi tace, acconsente". Talvolta, chi tace è semplicemente uno che non ha coraggio abbastanza per dire.
Dio benedica l'amore che morde, e che graffia, e che fa male. Le cicatrici ti ricorderanno che certi dolori te le sei andare a cercare. Ora smetti, per favore.
Dio benedica l'attesa, se la sola alternativa è scegliere di accontentarsi.
E' , senza dubbio, preferibile l'assenza di ciò che ami davvero, alla presenza di ciò che ti convinci di volere.
Dio benedica i sassolini nelle scarpe. Quando, finalmente, puoi liberartene. Benedica i coglioni che si rompono. E i cantastronzate di cui è pieno il mondo.

Dio benedica i furbi che mi fottono i post dal blog, spacciandoli per propri. Infondo, si rubano solo le cose di valore.

Dio benedica la distruzione. Poiché da essa, e da essa soltanto, nasce la trasformazione.



Copyright Viola Editrice

domenica 9 ottobre 2011

Apparecchiando pensieri.

Quando arriva il giorno che ti cambierà la vita, non sai ancora che quel giorno ti cambierà la vita.
Quando incontri una persona che modificherà, per sempre, la rotta del tuo cammino, non ne intuisci subito l'importanza, e lo spessore.
C'è bisogno di spazio. E di distanza. C'è bisogno di prospettiva. Solo dopo molto, molto tempo, puoi fermarti - per un attimo pari allo spazio di un respiro - collegare i punti tra loro, e ottenere il quadro d'insieme. Poi, resti lì. Ferma. Inchiodata nello stesso punto. Inchiodata a te stessa. A guardarlo. Come uno spettatore esterno che analizza la proiezione di un'immagine su un telo bianco. E si chiede perché mai, prima di allora, avesse colto solo i singoli dettagli, invece del meraviglioso tutto, che si veste di mille colori cangianti.
E' allora che capisci. Ed il momento della comprensione, il momento della rivelazione, mette sempre i brividi. E' come un panno di seta che ti viene tolto dagli occhi. Il cuore smette di essere cieco. La realtà cessa di essere un groviglio intricato di fatti isolati. Ogni cosa si congiunge all'altra, nell'ineluttabile rete della fatalità.
E' allora - dicevo - che capisci. Capisci perché, quel giorno, hai incontrato quella persona, e non un'altra. Capisci perché, quel giorno, non è accaduto ciò che ti aspettavi accadesse. Capisci perché ci sono voluti tanti anni, prima di capire. Prima che ogni cosa avesse un senso. Prima che tutto fosse chiaro. Ma, soprattutto, ti riesce finalmente chiaro il senso di quella frase così terribilmente inflazionata, così tragicamente vera, che recita: "Nulla avviene per caso. Tutto accade per una ragione.".
Tu, ora, la conosci. Quella ragione.


Non so cosa spinga due persone ad avvicinarsi. A legarsi a doppio filo. In principio, forse, sono gli occhi. Gli sguardi creano il primo, e certamente più autentico, contatto. Con gli occhi non puoi mentire. Non ti è concesso.
In seguito, sono le parole. O, più precisamente, quello che, attraverso di loro, viene raccontato, e percepito, di sé stessi e dell'altro. Si creano strane sinergie, alchimie, reazioni, che ti fanno quella persona un po' più vicina, un po' più simile, un po' più tua. Come quando giocavi al piccolo chimico, mescolavi tutti gli ingredienti in una sola boccetta e, per miracolo, quella non scoppiava. Si amalgamava tutto, con naturalezza e perfezione, e allora non distinguevi più un componente dall'altro. Perché è questo che accade a due persone che si toccano il cuore. Non sanno più dove finisce l'uno ed incomincia l'altro. Ballano lungo il confine. E solo quando qualcuno ti chiede cosa si prova ad essere tanto legati ad un altro essere umano, capisci che il silenzio è l'unica risposta possibile.
Certe anime sono, semplicemente, destinate ad incontrarsi. E a cambiarsi, reciprocamente.