mercoledì 27 maggio 2015

A cena con Valerio

Oggi inauguriamo una nuova rubrica: "A cena con Valerio".

Chi mi conosce lo sa: adoro mangiare. E' l'unico modo per farmi stare buona e zitta. Soutè di cozze, vino rosso e formaggi speziati riescono a farmi smettere di polemizzare, avere un'opinione su tutto e volerla esprimere ad ogni costo.
Valerio lo ha intuito da tempo, e ne approfitta spesso. Con buona pace di entrambi.
Ieri sera, siamo stati a cena da Mythos, in Piazza Scipione Ammirato 7 - Roma. Come per ogni cosa bella, l'abbiamo trovata per puro caso: materiali di recupero, poltrone d'altri tempi, oggetti di design si sposano all'accoglienza, calda e mai invadente, del personale. Un'autentica scoperta. Una felicissima rarità.

Quello stesso pomeriggio, siamo stati alla presentazione del libro "La manutenzione dell'amore" di Umberta Telfener, con Chiara Gamberale in veste di moderatrice.
Perciò, a cena, io e Vale ne abbiamo parlato a lungo e credo di essere giunta a due conclusioni importanti.
Innanzitutto, se è vero che l'amore nasce spontaneamente, non altrettanto spontanea è la sua "manutenzione". Perché un amore cresca forte ed entusiasta, resistendo alle brutture del tempo e della vita, è necessario che riceva cure quotidiane. Curare è la declinazione concreta del verbo amare.
L'amore non è una pianta grassa, capace di provvedere alla propria sopravvivenza senza alcun intervento umano. Al contrario, è più simile ad una rigogliosa parete di gelsomini. Come tale, però, ha bisogno di essere potata delle sue aridità, ricevendo luce ed ombra in egual misura.
Quando scegliamo di condividere i nostri giorni con una persona, stipuliamo un mutuo patto di impegno: ci impegniamo a dare, all'altro, il meglio di ciò che siamo e di quanto possiamo diventare. Tutto il nostro entusiasmo, la nostra forza, la gioia di vivere, le umane debolezze affrontate con piglio risoluto e combattivo. E' una responsabilità da adulti, faticosa a tratti e senza scorciatoie. D'altronde, non esiste umana bellezza che non sia stata partorita anche dalla fatica.
E qui cascano l'asino e gli asinelli, poiché non tutti sono in grado di far fronte a questo compito. E' quello il momento in cui commettiamo l'errore di dare l'amore per scontato, di pensare che l'altra persona ci resterà accanto per sempre. E, dopo, a nulla serve disperarsi mentre lo vediamo veleggiare allegramente verso mari più felici.
Ognuno di noi si porta, alle spalle, una storia malata, una latrina che puzzava quanto un cadavere in decomposizione, nella quale, tuttavia, aveva imparato a stare, abituandosi al tanfo. Sebbene fosse merda vera, sapeva come gestirla. Ci stava comodo dentro, poiché, nella sua totale assenza di reali prospettive future, non implicava alcun trauma da cambiamento, nessuno scatto di crescita in avanti. Al male ci si abitua. Ed è pericoloso.
Contrariamente, un amore sano e costruttivo ci pone nella condizione potente di dare all'altro il meglio di ciò che siamo. Per farlo, però, dobbiamo essere disposti a fare luce sulle ombre, alzare l'asticella del limite, uscire dalla zona di comfort, fare cose che non abbiamo mai fatto per ottenere risultati che non abbiamo mai visto.
Quanti sono disposti sul serio?

Vi linko il sito del ristorante in cui siamo stati e vi consiglio vivamente di farci un salto, ne resterete felicemente incantati: http://www.mithostaverna.it/ristorante.it/index2.html

Io e Vale abbiamo mangiato: formaggio caprino con mousse di melanzane e lamponi; wok di verdure con salsa di soia; gnocchetti al pesto di cinque erbe, orata, mandorle ed arancia; involtini di pollo ripieni di mozzarella e speck, su crema di carote con patate al forno. Alla sorprendente cifra di 35 euro, in due. Con acqua e pane aromatizzato a volontà. Ed era tutto, assolutamente tutto, delizioso oltre ogni dire.


Ndr: chiedo scusa per le foto bruttissime, io il cibo lo mangio, non lo fotografo.

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