giovedì 29 settembre 2011

Libertà. Partenze. E tradimenti.

E' stato un attimo. Una folata di vento. Un movimento sbagliato. Un gesto distratto. Un tocco poco delicato. E si è rotto. Spaccato nel mezzo, e poi frantumato in mille piccoli pezzi di vetro soffiato.
Per un attimo, ci siamo guardati sgomenti. "Adesso mamma si incazza" - abbiamo pensato all'unisono. Muti, senza proferire parola, ognuno conosceva perfettamente i timori dell'altro. Poi, la risata è esplosa in un incontenibile fragore generale. Le labbra non ce l'hanno fatta a trattenerla oltre. Si sono arrese all'ilarità di un momento che aspettavano da molto, molto tempo.
Perché, non tutti i mali vengono per nuocere. E, spesso, i punti di rottura coincidono con uno nuovo inizio.

"Attenta a non tagliarti, mentre lo raccogli" - "e prendi una busta più grande. In quella non ci stanno mica tutti quei cocci!!"
E, intanto, china per terra a raccattare ciò che restava di un vecchio regalo, sogghignavo felice.
"Finalmente ce ne siamo liberati" - pensavo - "Abbiamo detto felicemente addio a quel maledetto centro tavola oro e arancio, così pacchiano, inutile, e ingombrante. Come certa gente".
Perché certa gente proprio non serve. Non serve a nulla. Tu ci provi, a trovarle un senso, una collocazione, un posto nel mondo, una ragione per cui dovrebbe esserci, e respirare. Ma non c'è. E' inutile che t'affanni.

Alcune persone sono come vampiri. Vampiri emotivi. Invece di succhiarti via il sangue, ti fottono l'energia, la linfa vitale, la voglia di continuare a credere, la speranza che qualcosa di straordinario possa ancora accadere. Si portano via il buono che hai, e ti lasciano carichi di un disincanto, di un disamore, che mai ti era appartenuto prima di allora. Ti svuotano.
Ecco. Quelle persone si meritano solo una valanga di calci nel culo.

Tempo fa, qualcuno che amo mi ha detto che io non so perdonare. Poi, ha aggiunto, che è tipico delle persone particolarmente buone non saper perdonare. Perché, quelli come me, non concepiscono il tradimento in nessuna forma. Che sia tra amici, o tra amanti. Sul lavoro, come nella vita. E se nemmeno riesci a concepire l'esistenza di qualcosa, come puoi addirittura pensare di perdonarla?
Eppure, so per certo di gente che col tradimento ci convive allegramente. Ci va a passeggio, ogni giorno, tutti i giorni. Saltella con nonchalance tra una bugia, una telefonata anonima, una dichiarazione d'amore pubblica, un paio di corna griffate - quelle non passano mai di moda - e una lavata di faccia davanti agli altri. Così che nessuno pensi di trovarsi di fronte uno sporco doppiogiochista, ma solo un'anima candida, che ama, incondizionatamente ama, e fa della persona amata il perno intorno al quale ruota tutta quanta la sua vita. La prima. Quella ufficiale. Perché poi, la seconda vita, quella ufficiosa e nascosta, è una pattumiera di verità subdole e copioni recitati con sapienza, e maestria decennale.
Buon sangue non mente. E' così che si dice. E nemmeno il sangue marcio, a quanto pare.
Machebravagente.

- "Sei cambiata, Anto!!" - "Ora sei più ponderata nelle scelte, più lenta nelle emozioni, più matura. E, tutto questo, nell'arco di un anno appena".
- "A dire il vero, sono solo più stronza. Ma non dirlo in giro".


lunedì 19 settembre 2011

Metti una sera qualunque, prima di un esame difficile.

E, finalmente, dopo tanto penare, vide com'era fatta l'ultima pagina del libro.
Si accorse che, al pari delle altre, era di carta.
"Che strano" - pensò. "Avrei sperato fosse meno banale. Credevo avrebbe avuto una consistenza speciale, straordinaria. Immaginavo richiamasse il tocco delicato della seta. Oppure fosse appiccicosa, come il cioccolato fuso. Dopotutto, è pur sempre la fatidica ultima pagina. Lì, dove tutto finisce, e puoi dire, soddisfatta, di essere arrivata fino in fondo."
Ed invece no. Era solo una pagina di carta. Liscia e bianca ( se non si considerano le striature di colore degli evidenziatori profumati, o le macchie di caffè, rovesciate lungo i bordi, tra una nottata insonne e un risveglio traumatico ) e, al pari delle altre, portava scritte le stesse cose. Qualche volta stupide, o superflue. Assai più spesso incomprensibili.
Fu così che, improvvisamente, una muta consapevolezza si fece spazio dentro di lei. Ed allora, a gran voce, disse a sé stessa: "Ma che me ne fott'!! M'agg' sfastriat!! Ma piglio comm' vene!!"

Ci vogliono spirito di sacrificio, dedizione, ed assoluta abnegazione per il perseguimento di un obbiettivo. Ma è pur vero che a tutto esiste un limite. Anche alla fatica. Alla lotta. Alla perseveranza. Un limite oltre il quale termina il sogno da realizzare, il traguardo da tagliare, la sfida da vincere, sempre e ad ogni costo, e cominci tu. Tu che, di tanto in tanto, hai bisogno di fermarti, e riposare, e tornare a respirare. Tu, che non puoi chiedere di più a te stessa rispetto a quello che hai già fatto, e dato. Tu, che ti sei spremuta come un limone, perché 99,9 è un numero che non conosci. Cento per cento ti piace di più. Tu che non ti risparmi, ma finalmente impari che l'indulgenza verso sé stessi è necessaria, qualche volta, ed è assai difficile da imparare.
Esistono i limiti. E, alcuni limiti, sono stati inventati per proteggerci.

Io sorrido nel bel mezzo di un bacio. Lo faccio sempre. Non saprei dire perché. E' un gesto spontaneo, inconsapevole. Le labbra si piegano con naturalezza, guidate da una volontà che appartiene a loro soltanto. Non a me. Ed è bello. Bellissimo. Sorridere nel bel mezzo di un bacio. Non trovate?

Mi viene in mente Edoardo De Filippo, quando dice: "Lu tiempo de' lacrime è passato. Mo è tiemp' e core tuosto e faccia tosta".

In realtà, la faccia tosta non m'è mancata mai. E, il cuore, "tuosto" lo è diventato nel tempo. Poi, però, il mio strano, stranissimo cuore ha imparato anche quanto importante sia saper discernere. Perché, con certa gente, quella gente che prima ti accoglie, poi ti sfrutta e ti consuma, e dopo ti blocca - e dico blocca, con un clik - il cuore deve essere tuosto assaje.
Ma con altri, con altri deve rimanere aperto, conciliante, pronto allo scambio, al mutamento, alla trasformazione.
La differenza c'è. E si vede.

Ama tutti. E se ci riesci davvero, insegnami come si fa.
Fidati di pochi ( ssimi ).
Non fare del male a nessuno. Salvo qualche necessaria eccezione. Perché quando ce vò, ce vò.

sabato 27 agosto 2011

Crescendo e Cercando.

C'è sempre un modo. Per fare l'impossibile, c'è sempre un modo. Per superare l'intollerabile, c'è sempre un modo. Per accettare l'assurdità e l'assurdo, c'è sempre un modo. Per fregare il dolore e i suoi compari, c'è sempre un modo. Per fare del bene, c'è sempre un modo.
Davanti alle difficoltà non dobbiamo avere paura. Dobbiamo sentirci ispirati.

E' l'attimo prima. Prima che arrivi la telefonata in cui speravi. Prima che lui ti chieda di uscire. Prima del primo bacio. Prima che il professore faccia il tuo nome per sostenere un esame. Prima che la luce si spenga, e scenda il buio. Prima che la stella cada. O la musica finisca. Prima che il sipario si apra. Prima che la bocca emetta il suono. Prima che il cuore perda un colpo. Prima di cadere. Prima di aprire gli occhi, tra il torpore del sonno e gli accenni del mattino. Prima che scorrano i titoli di coda. Prima di sapere come andrà a finire. Prima che tutto inizi. Prima che tutto cambi. Prima del salto. Prima. La Vita, nella sua essenza, è eternamente racchiusa in quell'attimo prima. Quando il Mondo si svela, e il vento cambia. E tu ne assecondi la corrente.

L'afa, la salsedine e gli scogli. La birra, le patatine e le fotografie retrò. Per festeggiare un'estate che finisce, e si porta con sé un po' di cose, un po' di roba, un po' di gente. Che a me serve spazio, spazio vuoto, per tornare a respirare.
Gli amici, e le panchine in legno, che un po' tremano e un po' pure, e se ti ritrovi col culo a terra ci scappa una risata. Le chiacchierate sul divano fino alle quattro del mattino con chi ti conosce, e ti capisce, e si ricorda sempre che tu, per il viso, usi solo gli asciugamani in tela morbida, e te ne procura uno prima ancora di chiederlo. Perché le vere amiche fanno questo. Anticipano le tue esigenze.
La colazione è un piccolo rito di felicità, e il caffè nelle tazzine inglesi è più buono. O almeno lo sembra. Ma insomma, che ti frega? Bevi e basta. Senza pensarci troppo.
I cambiamenti, le transizioni, i mea culpa e i progetti di felicità. Sembra facile. E forse lo è.
Le persone sono. Non "erano", "avrebbero potuto essere se", "sarebbero state ma", "saranno, un giorno". Le persone sono. Adesso. Oggi. E basta.

E così un po' la freghi, la solitudine. La inganni, per qualche ora. Ed è un inizio. Perché da qualche parte si deve pur ricominciare.
- "Da dove comincio?"
- "Comincia dall'inizio, e quando sei arrivato alla fine ti fermi" - rispose il Cappellaio Matto.

Quand'ero piccola, per tanti, tanti anni, il mio papà ha lavorato lontano da casa. Tornava ogni quindici giorni, se ci andava bene. Oppure una volta al mese. Se non ci andava bene.
Partiva di notte, ed ogni volta, prima di andarsene, mi diceva: "Torno presto, te lo prometto. Hai la mia parola". E, in qualche modo, il tempo volava. Lui tornava presto davvero. Manteneva la sua promessa.
Così, io sono cresciuta dando peso alle promesse che faccio, e a quelle che mi vengono fatte. "Te lo prometto" è un vincolo, per me. Un laccio stretto stretto. Un impegno serio. Un atto di fiducia da non tradire. Una menzogna da non pronunciare. Un giuramento che non si può infrangere.

"Ci si deve liberare dalla speranza che il mare possa mai riposare. Dobbiamo imparare a navigare in venti forti", ha detto qualcuno.
Le persone non desiderano cose facili. Desiderano cose grandi, ambizione, fuori portata.

martedì 12 luglio 2011

Signs.

... l'oroscopo di questa mattina: "Le stelle, oggi, vi spingeranno a sbarazzarvi di alcuni inutili scrupoli che ostacolano i vostri progressi. Sarete sorpresi nello scoprire come l'amore sia a portata di mano".

Venti minuti dopo, in una copisteria del corso, una di quelle che ho frequentato spesso in questi lunghi, e faticosi, anni universitari, senza che succedesse mai un emerito niente, due occhi azzurri, incastonati su un sorriso da incanto, mi hanno fulminata.
Ora, potevo starmene zitta, aspettare pazientemente il mio libro, alleggerirmi ancora un po' il borsellino da bimba che mamma mi ha regalato quando avevo quindici anni, impallidire all'idea della mole di studio che, anche questa estate, mi terrà compagnia, e andarmene a casa, mogia mogia, sotto il cocente sole di Napoli.
E invece no.
Erano senz'altro belli i tempi in cui si scrivevano lettere a mano - carta, penna e calamaio - o si restava incollati al telefono, tutta la notte - attacchi tu o attacco io?
Ma quanto è dannatamente più semplice, e meno compromettente, chiedere: "Ti trovo su facebook?" ...
L'occasione va creata. Lo dice anche una pubblicità.


... un paio d'ore dopo, me ne stavo col naso schiacciato contro una vetrina, ad ammirare un'orgia di borse che, consapevoli della loro straordinaria eleganza, davano bella mostra di sé con fare noncurante.
Ho fatto per andarmene, ed ho imboccato l'angolo che svoltava a sinistra, calcolando mentalmente quanti soldi mi fosse già costata l'imminente vacanza, e sentendomi terribilmente in colpa all'idea di spenderne ancora ( molti ) altri.
Poi, quasi senza rendermene conto, mi sono infilata come una scheggia in quel negozio, ed ho detto, semplicemente: "Voglio questa". Mentre mi chinavo a guardarla, la filodiffusione ha riempito l'etere con le note di una canzone: " .. sei un'emozione inaspettata, un sogno indescrivibile .." ... ed allora ho ripensato ad una persona che, fino a pochissimo tempo fa, rappresentava il mio incerto presente. Mi è tornato alla mente che quella era la "nostra" canzone. Poi, ho capito che di "nostro" non abbiamo mai avuto nulla. Ed ho comprato la borsa.
Fuori il vecchio, e dentro il nuovo. Senza che il cuore avvertisse nessun anelito di rimpianto.
Sono guarita.

... nel tardo pomeriggio, mamma urla, dalla mia camera, di correre a darle una mano, che una cascata di libri è venuta giù dall'armadio, e lei non ci si raccapezza.
Ho iniziato a mettere ordine, con l'idea di buttar via le cose inutili, e superflue, coperte dalla polvere del "poteva essere e non è stato", oppure "é stato e meno male che è passato" .. ed ho trovato un vecchio libro, un caro ricordo della mia insegnante di inglese, al primo anno di liceo. Il gabbiano Jonathan Livingston.
Anni dopo averlo letto, lo prestai a qualcuno che amavo molto. Oggi, a distanza di sei anni, ancora rappresenta un enorme punto interrogativo e, senza saperlo, si porta a spasso un pezzo della mia vita.
Il libro ho voluto che me lo restituisse. Quei piccoli brandelli di me, invece, glieli lascio. Forse, un giorno, gli saranno utili. O forse no. Forse, un giorno, ancora lo faranno sorridere, o arrabbiare. Forse, un giorno, li lancerà in aria, come il più bravo dei giocolieri, e li restituirà al vento, e alle sue correnti. Forse, un giorno, saprà cosa farsene. Per adesso, non ha importanza. Per adesso .. va bene così. Senza parole.

Sull'ultima pagina di quel vecchio libro, con la mia calligrafia da quattordicenne, scrissi: "L'amore è un firmamento immaturo, un arcipelago di stelle cadenti ... " ...
Perché se lo scrivi dura. E, a distanza di undici anni, quella scritta c'era ancora.

E' come se oggi, Futuro, Presente e Passato si fossero incontrati e scontrati, nel respiro di poche ore appena. Troppi segni, troppe coincidenze, perché io possa considerarle semplici casualità.
Certi giorni, la Vita ti parla in silenzio. Se tendi l'orecchio, puoi ascoltarne la voce. Se lasci che l'anima si apra al Destino, e dal Destino si faccia sorprendere, puoi trovare le risposte che cercavi da tempo. Come un regalo di mezza estate, che non avevi chiesto, e neppure speravi di ricevere.
Per cui, Signora Vita, io la ringrazio sentitamente. Mi è stata di grande aiuto. Ma non creda di aver estinto il suo debito. Ha un conto ancora lungo da saldare.

Tra venti giorni parto. Abiti corti e leggeri. Schiena scoperta e sandali nuovi. Spalle nude, e nastri di raso per i capelli. Spille, orecchini e trucco leggero.Cocktail di mille colori ghiacciati. Musica, ed allegria, ad ogni ora del giorno, e della notte. Per scandire il ritmo delle cose che mi sono persa, e che ora merito di recuperare. Doveri, obblighi e scadenze mi faranno "ciao ciao" dal molo. Loro restano a terra. Mi imbarco io soltanto. E la mia valigia è troppo zeppa di esperienze nuove da vivere per ficcarci dentro anche quelle vecchie. Se mai qualcuna di queste dovesse trovare il modo di imbucarsi, posso sempre lasciarla annegare in acqua.

Credevo di dover aspettare l'arrivo delle vacanze per partire. Solo ora mi accorgo di essere in viaggio già da molto tempo. Pronta, e desiderosa di emozioni nuove, scintillanti di infinite possibilità inesplorate.

Perdonate l'assenza. Avevo preso le distanze da me stessa. Ora, mi sono ritrovata.

lunedì 27 giugno 2011

Momenti di ( non ) trascurabile felicità.

Una domenica di inizio estate. Una domenica un po' sbadata, un po' arruffata, come un gatto sornione che si stiracchia, stanco e desideroso di coccole, lungo la linea di mezzeria. A metà tra la seducente freschezza dell'ombra, ed il calore lucente del sole.

Qualcuno che abita ad un tiro di schioppo da casa tua. Che a pensarci nemmeno ci credi. Fa tanto telefilm americano. Una pausa studio che sa di molte cose. Un po' troppe per poterle raccontare tutte, in una volta sola. Profumi ed abbracci sempre uguali a sé stessi. Esattamente come ricordavi che fossero, tanti anni fa. Certe volte, Il Tempo non passa. Certe volte, il Tempo è un concetto relativo.

Acchiappasogni - come pipistrelli diurni lungo il soffitto - che di sogni ne acchiappano pochi. Lenzuola che ammiccano all'estate, si vestono di righe orizzontali bordate d'azzurro, come il più ossequioso dei mozzi, e si lasciano sferzare dal vento. Quel vento che, nella bella stagione, ha un odore tutto suo, inconfondibile. Arriva dal balcone semichiuso. Si insinua dispettoso, come un ospite che non aveva l'invito, ma ci prova comunque, e si imbuca alla festa. Lo sa anche Lui che le regole sono fatte per essere infrante.

Libri dati in prestito, con l'impegno di trattarli bene. Che i libri lo sanno se non li ami. Lo capiscono. E poi si vendicano.
Pranzi improvvisati, con una scusa un po' banale, nel silenzio perfetto di una perfetta serenità. Che sbagli a cercarla lontano. La serenità è discreta, e silenziosa, e sa stare nel palmo di una mano. Persino in una mano piccola, come la mia.
Una passeggiata col cane, alle tre del pomeriggio. Che non sai se sei più contenta tu, lui, o il cane. Forse siete contenti tutti, per una volta. E non ci vorrebbe il mare, no. Perché ci vuole sempre qualcos'altro per essere felici?

E mi riaccompagni a casa a piedi. A piedi. Senza la frenesia insopportabile delle auto. In perfetta sintonia con il ritmo di una giornata che ha fatto della calma il suo vessillo inattaccabile. Persino la città sembra voler fare la sua parte. Se ne sta zitta zitta. Ammutolisce al nostro passaggio.
Ci si saluta con un sorriso, un sorriso che ha il sapore delle cose vere in un mondo difficile, ed ognuno torna ai suoi impegni. Che la vita chiama, e se le cose belle durassero in eterno non sapremmo apprezzarne la magnificenza.

E va bene così. Senza parole.