lunedì 15 giugno 2015

Puzzle e cornici

Se ami profondamente qualcuno, fai tue alcune delle sue abitudini. Succede spontaneamente, senza preavviso, senza assunzione di consapevolezza.

Quando ero bambina, adoravo i puzzle. Rappresentavano un arguto esercizio di pazienza che non ho mai imparato del tutto.
Da qualche tempo, anche Valerio ha cominciato ad interessarsene. Tuttavia, mentre io adotto la famosa tecnica "a casaccio" - partendo da un punto imprecisato del centro, con i primi due pezzi che si incastrano a culo - lui è assai più metodico, ed inizia sempre dai bordi: cerca tutti i tasselli con il lato chiuso, così da comporre progressivamente la cornice, prima del suo contenuto. E' un sistema certamente più sensato, logico ed immediato rispetto al mio.
Seduti intorno al tavolo della sala da pranzo, con la proiezione astratta di un disegno scomposto sopra il legno scuro, le nostre umane differenze emergono, silenziose ed implacabili: il mio vivere di pancia, la mia totale assenza di diplomazia, e la sua riservatezza così british, quell'amabile educazione con cui tocca la vita e le sue storie. Il giorno e la notte, per dirla come farebbero tutti. Dalla cui unione nascono albe e tramonti che tracciano futuristiche linee d'orizzonte. E questo non tutti lo dicono perché non tutti lo sanno.

E' stato Valerio, non io, a costruire il perimetro della dorata cornice dentro la quale la nostra storia è sbocciata. Ha protetto il seme di ciò che stava nascendo prima ancora che diventasse fiore: ha sempre avuto più intuito di me.
Perciò, se un giorno, tra noi, dovesse finire, io comincerei a fare i puzzle cercando tutti i pezzi col bordo chiuso.

Antonia Storace

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