mercoledì 18 settembre 2013

Lista della Gratitudine

Ringrazio per le persone che ho avuto la fortuna di incontrare. E per la fortuna doppia di essermi lasciata, alle spalle, alcune di loro. Sono grata a me stessa per aver capito - sia pure faticosamente - che, quanti scelgono di non accompagnarti lungo il cammino, spesse volte, semplicemente, non sanno come fare a tenere il passo. E allora restano indietro. Indietro Indietro. Ma proprio Indietro. E non è colpa di nessuno.  Ringrazio per le occasioni mancate - mi hanno insegnato l’importanza delle cose dopo averle perdute - e le occasioni colte al volo - da loro ho imparato il coraggio di rischiare per non dover rimpiangere. Sono grata agli amori incapaci. Per mezzo di essi, ho lasciato gli uomini cretini alle donne cretine e, per me stessa, ho tenuto lo scintillio di emozioni che non ammettono sconti: se proprio devo ritrovarmi senza fiato, voglio che sia per gli orgasmi multipli riversati nella mente bagnata, e tra lenzuola umide.



Ringrazio Sark quando scrive: “Ricordo le strofinate della sua barba ruvida, i discorsi seri, e i miei piedi poggiati sopra i suoi per danzare insieme, in cucina. Mi allacciava stretti stretti i pattini e c’era sempre amore – grande, naturale ed imperfetto”. Perché essere padri non è facile. Ma nemmeno essere figli è una passeggiata di salute. Sono grata ai dolori che mi hanno ripulito il cuore; le lacrime che mi hanno lavato gli occhi; le sfide che m’hanno chiamata ad essere all’altezza; gli uomini che hanno saputo tenermi testa, e per i fianchi; le amiche di cui ho custodito le storie di vita, nei pomeriggi accartocciati e nelle notti senza sonno: loro, dolcissime donne indomabili. Ringrazio le tentazioni a cui cedo: mi fanno sentire viva. I lavori che ho detestato: mi hanno insegnato la bellezza delle cose ottenute con fatica. Ogni mattino delle ultime quattro settimane: mi sono sempre svegliata col sorriso.


Nel pomeriggio di ieri, un bambino di otto anni mi ha chiesto:
- << Antonia, che cos'è la nostalgia? >>
- << E' sentire la mancanza di qualcuno >>
- << E perché senti la mancanza di qualcuno? >>
- << Perché gli vuoi  ancora bene, ma non puoi più stargli accanto >>
- << Per quale motivo non puoi? >>
- << Perché lui ha smesso di voler bene a te >>
- << Che scemo. Tu sei così buona. Allora non mi piace la nostalgia, è una brutta cosa!! >>
- << Si, lo è. Un pochino. Però c'è un lato positivo, sai? >>
- << Quale? >>
- << Quando qualcuno smette di volerti bene, poi arriva sempre, sempre sempre, qualcun altro che saprà volerti ancora più bene. Basta avere pazienza, capito? >>
- << Antonia ... io ti voglio bene!! >>
- << Anch'io, tesoro. Anch'io ... >>
Cose belle finiscono perché cose migliori possano arrivare.
Sono grata alla promessa fatta a me stessa: sarò felice. L'ho già mantenuta: Sono Felice.


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domenica 1 settembre 2013

Cornute&Contente: regalami la verità, altro che fiori

Questa mattina, alla radio, un inedito Marco Masini cantava: "Ti volevo vivere, ma ti sapevo uccidere. Ti volevo stringere, ma non ti sapevo prendere. Ti volevo complice, ma ti sapevo escludere. Ti volevo fragile e ti lasciavo piangere. Ti volevo cogliere, ma non ti lasciavo crescere. Ti volevo vincere, e ti ho saputa perdere ..."
Tra un caffè caldo aromatizzato alla cannella, e la faccia stropicciata dal sonno della domenica mattina, ho sorriso al pensiero che qualcuno, sia pure inconsapevolmente, avesse messo in musica quello che mi hai fatto.

Questa storia comincia un anno fa. O giù di lì. Io ero, per Lui, il Futuro nel quale gli piaceva immaginarsi. Così, almeno, mi scriveva.
Tempo dopo, ho scoperto quanto quel Futuro fosse, ahimè, costipato di gente.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato", canta Renato Zero. Bhè, Signor Zero, lasci che glielo dica: sono diventata una sua affezionatissima fan. Manco io l'avevo considerato. Il triangolo. O qualunque altra forma geometrica l'umano ingegno possa concepire. Eccezion fatta per quelle che si realizzano in due, sopra un letto, nudi, fino a notte fonda. S'intende.
Oltretutto, soffro di claustrofobia, temo i luoghi chiusi ed eccessivamente affollati. Ragion per cui, ho tirato la leva d'emergenza e preso, a grandi passi, l'uscita di sicurezza. Mi sono salvata per il rotto della cuffia, ma il prezzo da pagare è stato altissimo. Lo è tutt'ora.
Elargisco alla Vita notti insonni; pianti che piegano in due il costato e ti fanno gli occhi gonfi come una rana in sovrappeso; sfoghi chilometrici con amici esausti di ascoltare sempre la stessa nenia. Provo ad indossare i miei sorrisi migliori, ma gli occhi non ridono insieme alla bocca, e mi tradiscono. Mi confido pure con la lavatrice, il frigorifero, la caldaia ed il cane. Accarezzo l'idea di stare diventando frigida, poiché l'ultima volta che un uomo - un esemplare di maschio di prim'ordine - ha provato a toccarmi la curva dei fianchi, sono sgusciata via come un'anguilla col diavolo in corpo. Frigida. E pure scema.
A colpi di seghe mentali, il mio cervello sta specializzandosi in Maturbazione&Autoerotismo, giacché trascorre larga parte del suo tempo arrovellandosi intorno alla medesima domanda: "Cos'ha lei più di me?"

Lei ha i fiori che Lui le manda direttamente a casa, per farle dolce il risveglio.
Ha le serate trascorse in compagnia degli amici di Lui, in veste di fidanzata ufficiale - o "fidanzata di turno". Che poi è la stessa cosa.
Lei ha le giornate al mare, le cene, la buona notte prima di abbandonarsi al sonno, la consapevolezza dei giorni da condividere insieme. Lei ha un amore bugiardo, che non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che illumina.


Lei non sa che Lui mi chiama ancora, che ancora ci facciamo la guerra, la guerra vera, quella che ingaggi solo contro le persone che ami forte, fortissimo.
Non sa delle notti trascorse sotto casa mia, a urlarci addosso l'inventario - immenso quanto la misericordia divina - dei motivi per i quali non possiamo stare insieme. Che la Fiducia è andata a puttane, ed è diventata puttana a sua volta: s'è venduta per quattro spiccioli di banalità, e qualche scampolo di paura. Ed Io non sono una donna facile da "amministrare". E Lui non ha spalle abbastanza forti per reggere il peso di un impegno autentico. Lei non sa nemmeno che, queste dolcissime stronzate da cofanetto Perugina, le scioriniamo restando allacciati, l'uno all'altra, per ore. Con la bocca dentro la bocca. Prestandoci i respiri. Stretti fino a smorzare il fiato. Quasi che domani fosse il Giorno Del Giudizio, e noi due non avessimo scampo.
Perché non solo il pianto può piegare il costato. Pure certi abbracci lo fanno.

Lei non sa delle nostre conversazioni insaziabili. Di come la sua mente faccia l'amore con la mia. Degli orgasmi di parole in cui veniamo, ogni volta. Non sa di quando mi grida contro che sta con Lei perché vuole una storia più semplice, che con Lei non perde la testa, mantiene salda la presa sulle redini di sé stesso. Io, invece, sono la sua variabile impazzita, l'assenza di controllo, la vertigine. Lei non sa che Lui ha scelto un amore di seconda mano, un amore che non costa fatica, un amore tiepido, mediocre, perché la mediocrità è facile, è rassicurante, è la prima scelta dei falliti, la culla dei vigliacchi, la madre partoriente di ogni umana infelicità.
Non sa che ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa. Come canta Ligabue. Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Lei non sa che ho scelto di credere alle sue fesserie di uomo spaventato perché faceva troppo male vederlo uscire dalla mia vita e riconoscere, semplicemente, che non voleva, non poteva o non sapeva amarmi. Ho peccato di vigliaccheria anch'io.
Lei e Lui non sanno che sono proprie le donne più intelligenti a fingersi stupide quando credono che un amore meriti lo sforzo di essere salvato.


Lei non sa che, di quest'uomo, ho amato l'intelligenza acuta; l'ironia ed il senso dell'umorismo; la capacità di tenermi testa; la natura selvaggia celata dietro il colletto inamidato delle sue camicie bianche; il modo in cui la sua risata fa il paio con la mia; lo stupore di bambino quando s'accorge di aver messo a segno una piccola vittoria in qualcosa che credeva non gli appartenesse; gli occhi tristi e le labbra piene; la sua fronte contro la mia fronte; le mani che trovavano, spontaneamente, la strada del mio piacere; le braccia forti con le quali mi stringeva contro il petto, come fossi un piccolo miracolo nel quale stentava a credere, e che forse pensava di non meritare.
Lei non sa che, di Me, Lui ha amato la capacità suadente di infilare una parola dietro l'altra; la brillantezza intellettuale; la faccia tosta e l'arroganza che pure, qualche volta, si divertiva a rimproverarmi; la spregiudicatezza con cui vivo il sesso e la sensibilità con cui lo faccio diventare amore; le passioni da intellettualoide, che mi rendevano diversa dalla maggior parte delle persone in cui si è imbattuto, nei suoi 27 anni; la cocciutaggine con cui mi impunto; il mio corpo sopra il suo corpo - ma anche sotto, di fianco, da dietro - che, ne sono certa, non dimenticherà mai, pure quando tutto il resto si farà lontano e sfocato. Lei non sa che Lui, con Me, si accende.

Lei ha i fiori. Le serate con gli amici. Le cene. Le giornate al mare. La buonanotte e i giorni insieme.
Io ho la Verità. O qualcosa che un poco le assomiglia. Ho - e pure suona un po' bizzarro ammetterlo - la parte più pura, più autentica, più vera e celata di Lui. E del suo cuore non vedente.
Io ho la mia sacca da marinaio, dalla quale è precipitato qualche sogno. Ho ginocchia abbastanza forti da piegarsi per raccoglierli. Ho ancora fede. Fede in me stessa. Fede che un giorno incontrerò davvero Quello Giusto. Ho l'orgoglio di essere una donna come poche. Ho fantasia abbastanza per giocare con i cocci rotti della mia Vita, e costruirci un mosaico di colori. Ho la forza di rimettermi in cammino. Ho la certezza di un amore grande nel quale, un giorno, inciamperò per caso, per destino o predestinazione.
Eva Poles dice: "Proverai. Sbaglierai. Piangerai. Pregherai. Cambierai. Crescerai. Capirai. Sceglierai". Ho provato tante volte. Ho sbagliato una di più. Ho pianto forte, di notte, nel silenzio compiacente della mia stanza, e pregato affinché le cose potessero cambiare. Alla fine, sono cambiata Io. E, nel cambiamento, sono cresciuta, ho capito che il segreto di ogni bene sta nella capacità di amare sé stessi. E' stato allora che ho scelto di salvarmi da sola.

Auguro a tutti l'inebriante sensazione della rinascita.

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giovedì 8 agosto 2013

Waiting for Bol: impressioni di una partenza annunciata

E, nello spazio di un respiro, fu il giorno prima. Abiti disseminati sul letto, senza una logica precisa, se non quella di buttare le cose alla rinfusa - e la vita anche - quando t'accorgi che non è possibile, e neppure umano, avere tutto sotto controllo; valigie che faticano a chiudersi, mentre il cervello si affanna nel disperato tentativo di trovare una soluzione ingegneristica che permetta di infilare l'inverosimile in uno spazio tanto angusto - chi scrisse: "Impossible is Nothing", probabilmente non si era mai spinto oltre il giardino di casa; cellulari che trillano senza pietà, e senza posa: la mamma mi ricorda gli antistaminici, le amiche di rilassarmi, gli amici di trombare come se non ci fosse un domani, il papà di stare attenta - niente alcol, niente tuffi, niente acqua fonda, niente rocambolesche acrobazie, niente sole dopo mezzogiorno, niente corse clandestine, niente caramelle dagli sconosciuti ... insomma, niente!!

La voglia di partire è, insieme, l'avventuroso desiderio di andare verso qualcosa, ed il bisogno, solo vagamente inconsapevole, di fuggire da qualcos'altro. Un espediente comune, per fare fesso il pensiero. Ma il cuore ha gambe che non vedi. E sono gambe forti: sanno macinare chilometri e coprire distanze oceaniche. Da costa a costa. Da polo a polo. Beffando i punti cardinali e doppiando gli orizzonti. Un Magellano post-moderno dei sentimenti, che sa come circumnavigare il doppiofondo poco frequentato dell'anima.
L'amore - come la sua assenza - non conosce geografia, se non quella che traccia le rotte del cuore passando dagli occhi. Ed il cuore te lo porti appresso. Ti si infila in valigia zitto zitto, e non si schioda. E' un cuore scostumato.


Così, nei pomeriggi accartocciati di voglia e di stanchezza, il sorriso più bello te lo regalano loro. Compagni di viaggio, certo. Ma, sopra ogni altra cosa, compagni di Vita: Raffaele che: << Tranquilli. Nella mia auto, viaggeremo io ed Antonia, così non ci schiattate le palle voi, e la musica. Spazieremo dal Rock a Ligabue, passando per le nuove hit ed un po' di sano Blues. Al bando i razzismi musicali. PaceAndLove!! >> Non è mica facile essere il mio migliore amico - ( Ligabuesempresialodato ); Mary, che una telefonata di pochi minuti appena diventa una conversazione lunga due ore, perché di questo viaggio condivideremo le parole, le emozioni che ci portiamo da casa e che faranno pendant con quelle locali, la voglia di crescere e di sperimentare ... magaripurequalchevestito; Ciro - una profusione di soulful music e battute sconce - sa che la cosa più importante non trova certamente posto in valigia: l'amore gli cammina a fianco, spalla a spalla; Luisa e il suo Diario di Bordo: ci ha tenuto compagnia in questi giorni antecedenti la partenza, e ci ha fatti più uniti ancora, se mai fosse possibile; Michele, che mi auguro si sia portato dietro tutta l'allegra fattoria: foche e galli sono particolarmente quotati, di questi tempi ( lui sa cosa intendo dire ); Peppe, e quelle chiacchierate che sanno cambiarti gli occhi, ed il modo di posarli sul mondo; Mario&Stefano, perché Dio li fa, li accoppia, e dopo li spedisce a rompermi le palle nei modi più sadici che l'umano ingegno sappia concepire; Nunzia, che una nuova amica non poteva certamente mancare.


Quanto a me, durante lo shopping pomeridiano dell'ultimo minuto, ho trovato una t-shirt con sopra la scritta: "Love yourself  is The Secret". Ho pensato fosse un segno, e l'ho comprata. La indosserò domattina, per il viaggio. E' azzurra, come il cielo terso d'estate, senza nuvole. Guardandola, mi sono tornate alla mente le parole di mio padre: << Dovresti indossare qualcosa di quel colore. Ti dona tantissimo. >>
Nulla accade per caso.



giovedì 1 agosto 2013

Agosto

Agosto di cambiamenti. Di valige da fare, e da disfare, e poi da fare un'altra volta. Una volta in più. Una ancora. Agosto di resa dei conti. Agosto di conti che devono tornare. Agosto che è un ultimo sforzo di pazienza e, poi, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammece 'o passat, se il passato s'è scordato di noi.
Agosto di cavalli di razza che si vedono all'arrivo. Nel senso che, giunti alla fine, al traguardo, al capolinea, aquellochecazzovipare, bisogna stare a vedere com'è che si rimettono in corsa, e si lanciano nuovamente al galoppo.

Agosto che mi devi portare bene. O, almeno, mi devi portare. Da qualche parte. Una qualunque. Basta che mi porti. L'immobilità mi manda al manicomio. Agosto di coraggio preso a due mani. E di prese di posizione. Perché va bene tutto. Tranne le prese per il culo. Per quelle, abbiamo già dato. Abbi pazienza. Agosto che, col caldo, ci si deve spogliare non soltanto dei vestiti: via pure le maschere, le bugie che feriscono, gli inganni che fanno lo sgambetto alla fiducia. E quella, povera, inciampa. Agosto senza saldi. Senza sconti di onestà.
Agosto che un vincente trova sempre una strada. Un perdente una scusa. Agosto di punti di rottura. Non più di sutura. Ho finito ago e filo. Adesso è dentro. O fuori. Agosto senza scuse.

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venerdì 24 maggio 2013

Splendidi 27 anni

Grazie. A chi ha aspettato con me la mezzanotte, regalandomi un nuovo e dolcissimo ricordo, che sa di caffè e di mascarpone e diunsaccodialtrecose.

Grazie. A quelle anime straordinarie che sono i miei amici: l’immagine di voi, schierati in fila compatta, come un esercito – l’esercito che marcia lungo il fronte di liberazione dei sogni - sotto la pioggia, al centro esatto della strada – perché si..., voi siete capaci di bloccare un’intera strada!! – con le mani strette intorno ai cartelli che indicavano la direzione giusta da seguire, mi resterà incastrata dentro per tutta la vita. Sembravate la scena di un film, ma più straordinari ancora, perché una pellicola di cellulosa dura 120 minuti circa … voi, invece, sarete per sempre!!

Grazie. A chi, come me, crede che nulla accada per caso. Dietro ogni dolore patito, ogni successo conquistato, ogni persona in cui si inciampa, per destino o predestinazione, si cela una ragione precisa. Il segreto sta nel coglierla. E ancora Grazie. A chi mi ha insegnato l’esistenza della legge di attrazione: le belle persone attirano belle persone, il simile chiama il simile.

Grazie. Alle più belle “pagine” che abbia mai sfogliato. E Grazie ai libri, ai libri che tornano. Come a chiudere il cerchio, a saldare un conto. Perché il mondo è tondo: e allora, tutto torna. ( Mi piacciono le cose, e le persone, che hanno il coraggio di tornare, dopo un’assenza, un errore, una scelta sbagliata. Sono belle le persone che tornano. Tornano all’unico nome rimasto stampato sulla loro bocca, e che mille altre bocche non hanno saputo cancellare ).

Grazie al Passato, pure se fa ancora male. Soprattutto se fa ancora male. Mi ha resa quella che sono oggi, di molti passi più vicina alla donna che voglio diventare.

Grazie al Mio Migliore Amico. Perché mi ha cambiato la Vita. Rendendola Vita.

Grazie a tutti i Cuori che battevano allo stesso ritmo: mi avete regalato, in assoluto, il compleanno più bello della mia esistenza!!

lunedì 13 maggio 2013

I nuovi inizi non esistono. Esistono solo i "ricomincio da". E la libera scelta di ricominciare da dove ti pare. Da zero, da tre o da mille. Dal taglio dei capelli. Da una rottura di coglioni. Dai film di Totò. Da un viaggio. Da un sogno. Dal momento in cui ti senti stufo di essere stufo.
E allora si riparte così. Da un punto imprecisato dentro sé stessi. Si riparte mille volte, ed una in più ancora se mille è comunque troppo poco.
Pietra sopra. Punto e a Capo. Il rigo successivo. Volta Pagina - ha il suono dei giochi d'infanzia: mosca cieca, un due tre stella, guardie&ladri, campana e nascondino. Solo che ci giochi da adulto.
Tabula rasa. Guarda avanti. Che indietro ci sei già stato. Next please. Chiuse le porte si aprono i portoni. Basterebbe pure una finestrella che affacci sul mare. E qualcuno che ti cinga le spalle con dolcezza.

Maancheno. Perché c'è bisogno sempre di qualcos'altro per essere felici?

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domenica 14 aprile 2013

Grazie perché

E allora, grazie. Grazie perché, quando te ne sei andato - lasciandomi scomposta in mille pezzi - ho pianto tanto, e tanto a lungo, e le lacrime - dice un proverbio indiano - lavano gli occhi. Perciò, adesso, ci vedo meglio.
Grazie perché, voltandomi le spalle, mi hai obbligata a raddrizzare le mie: così, ho brindato al valore della spensieratezza col mio primo cosmopolitan, e ho iniziato a ridere, a ridere di nulla, a ridere di tutto, a ridere di me e, soprattutto, a ridere di te: brilla di tristezza, e voglia di rivalsa, ho capito che, anche nel dolore, esiste un lato buffo. Il segreto sta nel coglierlo.
E ho dovuto leggere un’infinità di libri - più di quanti ne avessi mai letti fino ad ora, se mai fosse possibile - per tenere lontano il ricordo del tuo viso. Ed è successo che ho imparato cose nuove, cose che non conoscevo: se prima la mia cultura ti spaventava, ora ti terrorizzerebbe. Però, sai com’è … cazzituoiamoremio.
Nei pomeriggi malinconici, ho guardato un mare di film - di quelli che hanno fatto la storia del triacetato ( questa è una delle parole nuove che ho imparato ) di cellulosa - e adesso acchiappo addirittura di più: certi uomini vanno matti per donne che conoscono "Arancia Meccanica", "C'era una volta in America, "Fight Club" o "Wall Street". Mi hai resa più affascinante. Perciò, ancora e di nuovo, grazie.
Per non cedere alla tentazione di chiamarti, mi hai costretta a restare lontana da cellulari, e computer, con lunghe ed estenuanti passeggiate all'aperto: così, adesso, ho cosce più sode ed un culo che mi arriva dietro la testa.
Per cambiare aria, ed interporre distanze fisiche tra noi, ho macinato chilometri e visitato città che non avevo mai visto prima. Insieme all'aria, poi, ho cambiato taglio di capelli mille volte: anche il mio parrucchiere ringrazia.
E mi sono lasciata corteggiare, e ho fatto tanto sesso ed ho capito che non c'è niente di sporco, e poi ho incontrato uomini capaci di far vibrare le corde di una donna col solo timbro della voce, ed ho capito che la vita appartiene agli audaci.
Che tu possa, in futuro, innamorarti di una persona uguale a te. Il giorno in cui ti spezzerà il cuore - e stai certo che lo farà - se sarai intelligente abbastanza, o solo un tantinello furbo, saprai trasformare il dolore in un'esperienza di crescita e diventare, finalmente, un uomo migliore.


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giovedì 7 febbraio 2013

Napoli

"Parto. Non dimenticherò né via Toledo, né gli altri quartieri di Napoli. Ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo". ( Stendhal )

Sembra fatta ad arte, partorita dalla penna di un romanziere d'altri tempi, dipinta con la tavolozza di Dio. Una scacchiera di viuzze e quartieri, contraddizione antica ed armonia perpetua. Castelli costruiti sul mare, e che al mare porgono il fianco. Il suo ventre è fecondo di storia. Miti e leggende animano le labbra dei padri, e si muovono su gambe che sono radici profonde. Un pizzico di mistero sbalordisce ed incanta.

Crocevia di popoli, lingue ed imperanti dominazioni. Un po' puttana, un po' madonna, un po' regina, assomiglia ad un imperativo categorico, un destino scritto nel nome. All'ombra di papà Vesuvio, Masaniello ci fece una rivolta, mentre Totò la consegnava - con la poesia di un sorriso sghembo e la generosità dei grandi uomini - alla memoria di chi resta e continua la storia.

La sua sorte è una scommessa. Il “testa o croce” di una moneta truccata. Un'eredità che fa testamento dentro gli occhi di chi guarda.
Le voci della gente si rincorrono veloci - tra gli spifferi indiscreti delle finestre semiaperte - bisbigliano e raccontano di un potentissimo anatema.
Nelle segrete di Castel dell'Ovo - che si staglia, solenne ed altezzoso, sull'isolotto di Megaride - il poeta Virgilio - alchimista ed esoterico - avrebbe nascosto un uovo, custodito sul fondo di una brocca, dal quale dipendono i facti e la fortuna del maniero. Se mai un giorno qualcuno dovesse ritrovarlo, la città tutta sprofonderebbe negli abissi di quel mare che le ha dato la vita, e che la vita, poi, si riprende.

Dalle acque del Tirreno, pescatori e viandanti raccolsero il corpo esanime della Sirena Parthenope. Il suo profilo - giurano taluni - talvolta si staglia, nitido e sinuoso, lungo la linea d'orizzonte. Là, dove il cielo bacia le onde, il sole si tuffa guascone: ha finito il suo turno; ora tocca alla luna di via Caracciolo.

E' un carnaio di vite, una valigia troppo piena, che a chiuderla fai fatica. Scappa sempre via qualcosa: una manica, un cappello, qualche spicciolo. E te la porti appresso. Non importa quanto lontano ficchi il naso. Napoli è un lascito che, pure a camminare veloci, ti segue passo passo. Un gioiello e una zavorra. Dove altro pensi di andare?

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venerdì 18 gennaio 2013

Grammatica sentimentale

Era facile la vita nei pomeriggi passati ad imparare che due più due fa quattro, e se io ho dieci pastelli, e te ne regalo tre, me ne restano sette. Era semplice la vita quando qualcuno ti insegnava che, dopo il punto, ci vuole sempre la lettera maiuscola; dopo la virgola, invece, si prosegue in minuscolo, e non erano ancora arrivati i due punti, il punto e virgola, i puntini sospensivi, quelli interrogativi ed esclamativi, le parentesi dentro le quali gli adulti ficcano un sacco di cose scomode. Era facile la vita quando completavi cruciverba con le parole: luna, stella, ape, ala, mare, sole, vento. Oppure, ti toccava imparare a memoria filastrocche in cui amore fa sempre rima con cuore. Poi, da grande, capisci che fa rima pure con fegato, milza, polmoni, cervello. Econunsaccodialtrecose. E i due punti servono ad introdurre un discorso diretto: << Non voglio perderti >>, o: << Sei importante per me >>. Così, giusto per fare qualche esempio. E di puntini sospensivi le persone si riempiono la vita. Per questo si lasciano aperte porte e speranze, cuori e finestre… E i punti esclamativi sono tosti, richiedono coraggio. Quelli interrogativi, però, ne esigono persino di più. Perché certe domande son proprio difficili da fare. E allora, la gente preferisce tacere piuttosto che reggere il peso gravoso di una risposta molto diversa da quella in cui sperava.

Da grande, la vita smette di essere facile. Ma cazzo se è bella!! Bella da attraversare, bella da soffrire, bella da volerne raccogliere a piene mani e non esserne mai sazi.


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