giovedì 7 febbraio 2013

Napoli

"Parto. Non dimenticherò né via Toledo, né gli altri quartieri di Napoli. Ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo". ( Stendhal )

Sembra fatta ad arte, partorita dalla penna di un romanziere d'altri tempi, dipinta con la tavolozza di Dio. Una scacchiera di viuzze e quartieri, contraddizione antica ed armonia perpetua. Castelli costruiti sul mare, e che al mare porgono il fianco. Il suo ventre è fecondo di storia. Miti e leggende animano le labbra dei padri, e si muovono su gambe che sono radici profonde. Un pizzico di mistero sbalordisce ed incanta.

Crocevia di popoli, lingue ed imperanti dominazioni. Un po' puttana, un po' madonna, un po' regina, assomiglia ad un imperativo categorico, un destino scritto nel nome. All'ombra di papà Vesuvio, Masaniello ci fece una rivolta, mentre Totò la consegnava - con la poesia di un sorriso sghembo e la generosità dei grandi uomini - alla memoria di chi resta e continua la storia.

La sua sorte è una scommessa. Il “testa o croce” di una moneta truccata. Un'eredità che fa testamento dentro gli occhi di chi guarda.
Le voci della gente si rincorrono veloci - tra gli spifferi indiscreti delle finestre semiaperte - bisbigliano e raccontano di un potentissimo anatema.
Nelle segrete di Castel dell'Ovo - che si staglia, solenne ed altezzoso, sull'isolotto di Megaride - il poeta Virgilio - alchimista ed esoterico - avrebbe nascosto un uovo, custodito sul fondo di una brocca, dal quale dipendono i facti e la fortuna del maniero. Se mai un giorno qualcuno dovesse ritrovarlo, la città tutta sprofonderebbe negli abissi di quel mare che le ha dato la vita, e che la vita, poi, si riprende.

Dalle acque del Tirreno, pescatori e viandanti raccolsero il corpo esanime della Sirena Parthenope. Il suo profilo - giurano taluni - talvolta si staglia, nitido e sinuoso, lungo la linea d'orizzonte. Là, dove il cielo bacia le onde, il sole si tuffa guascone: ha finito il suo turno; ora tocca alla luna di via Caracciolo.

E' un carnaio di vite, una valigia troppo piena, che a chiuderla fai fatica. Scappa sempre via qualcosa: una manica, un cappello, qualche spicciolo. E te la porti appresso. Non importa quanto lontano ficchi il naso. Napoli è un lascito che, pure a camminare veloci, ti segue passo passo. Un gioiello e una zavorra. Dove altro pensi di andare?

©

Copyright Viola Editrice

3 commenti:

F F ha detto...

Che bello leggerti, è sempre un piacere.

Passa da me, se ti và.

http://essentialtruthaboutme.blogspot.it/

Un abbraccio,
Mo

Cipria ha detto...

Un gioiello e una zavorra....

Rendi l'idea

Ho un po' di timore, forse anche reverenziale, ad approcciarmi a...Napoli

Però ci dovrei proprio andare

Grazie, davvero un bel post, non facile, come Napoli, credo

Patalice ha detto...

che splendida relazione tra parole ed immagini...
hai dato un'evocativa sostanza al post!