mercoledì 16 novembre 2011

Il cuore è un sopravvissuto.

La memoria del cuore è indelebile, ed eterna.

Il tempo logora ogni cosa, ed ogni cosa cancella. I contorni svaniscono. Le circostanze, i fatti, gli accadimenti, che ci vedevano protagonisti, si confondono. Le date si sovrappongono. Si aggiungono e si sottraggono. Si moltiplicano. Scrivono la cronologia alterata della nostra storia personale. I volti incrociati si mescolano, e si prestano occhi, nasi, orecchie, bocche. Sbiadiscono. Lentamente, ma inesorabilmente. Estranei che, una volta, conoscevamo molto bene e che, oggi, assomigliano ad ombre lontane, fantasmi di una vita che era e non è più, ninnoli dislocati qua e là, senza una logica precisa, lungo gli scaffali del ricordo. Polverosi, dimenticati, anonimi.

Rimangono gli scontrini. I biglietti del treno, in chissà quale viaggio. Gli appunti sui fazzoletti di carta. Una vecchia fotografia che ancora porta incisa, sul retro, la data. Una cartolina sgualcita, scordata sul fondo di quei cassetti che restano chiusi troppo, e troppo a lungo. La copertina di un libro che custodisce una dedica d'amore. Un orsetto di peluche che ha visto primavere migliori. Una sciarpa infeltrita, alleata fedele contro il freddo dei passati inverni. Un paio di jeans che, ormai, non ti sta più - cazzo, sono ingrassata!! O forse no, sono solo cresciuta. Un maglioncino slargato, tra le cui cuciture è rimasto incastrato il suo profumo. Una giacca troppo piccola per un destino troppo grande. Un tacco rotto. Una fodera bucata, dalla quale è scappata via qualche moneta, un mazzo di chiavi, un po' di vita.
Testimoni silenziosi, impassibili, immediatamente percepibili al tatto. Ti riportano con la mente a certi giorni, certi luoghi, certa gente. Descrivono l'invisibile ragnatela di un primo appuntamento, dei Natali in famiglia, delle lezioni alle otto del mattino, che ti sorprendono sognante e addormentato tra i banchi di scuola, dei "per sempre" pronunciati ad alta voce, delle gambe aperte troppo in fretta, dei cuori tenuti chiusi troppo a lungo, di un'infanzia che ci vedeva divisi tra soldatini e principesse, dei pomeriggi consumati a far l'amore, dei viaggi in auto - che se buchi una ruota non sei in grado di cambiarla, e allora, forse, gli uomini servono a qualcosa - di quell'incidente, quella notte, che ti ha strappato via qualcuno che amavi e, se un Dio esiste, non ti sa consolare.

Tuttavia, ciò che resta davvero, imperituro e forte, è il ricordo delle "sensazioni". Il ricordo dell'emozione che ti ha rimbambito la mente, e fatto tremare il cuore. Non ha bisogno di alcuna prova tangibile della sua trascorsa esistenza. Rimane nascosto nel doppiofondo sconosciuto dell'anima, come l'avanzo di una poesia che si finge di aver scordato ma di cui, in verità, si ricorda ogni verso, ogni rima, la metrica e il suono. Qualunque dettaglio.

La memoria del pensiero nasce e muore. Come ogni cosa mortale.
La memoria del cuore, invece, sopravvive a tutto. Persino alla sua stessa fine.



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