Questa mattina, alla radio, un inedito Marco Masini cantava: "
Ti volevo vivere, ma ti sapevo uccidere. Ti volevo stringere, ma non ti sapevo prendere. Ti volevo complice, ma ti sapevo escludere. Ti volevo fragile e ti lasciavo piangere. Ti volevo cogliere, ma non ti lasciavo crescere. Ti volevo vincere, e ti ho saputa perdere ..."
Tra un caffè caldo aromatizzato alla cannella, e la faccia stropicciata dal sonno della domenica mattina, ho sorriso al pensiero che qualcuno, sia pure inconsapevolmente, avesse messo in musica quello che mi hai fatto.
Questa storia comincia un anno fa. O giù di lì. Io ero, per Lui, il Futuro nel quale gli piaceva immaginarsi. Così, almeno, mi scriveva.
Tempo dopo, ho scoperto quanto quel Futuro fosse, ahimè, costipato di gente.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato", canta Renato Zero. Bhè, Signor Zero, lasci che glielo dica: sono diventata una sua affezionatissima fan. Manco io l'avevo considerato. Il triangolo. O qualunque altra forma geometrica l'umano ingegno possa concepire. Eccezion fatta per quelle che si realizzano in due, sopra un letto, nudi, fino a notte fonda. S'intende.
Oltretutto, soffro di claustrofobia, temo i luoghi chiusi ed eccessivamente affollati. Ragion per cui, ho tirato la leva d'emergenza e preso, a grandi passi, l'uscita di sicurezza. Mi sono salvata per il rotto della cuffia, ma il prezzo da pagare è stato altissimo. Lo è tutt'ora.
Elargisco alla Vita notti insonni; pianti che piegano in due il costato e ti fanno gli occhi gonfi come una rana in sovrappeso; sfoghi chilometrici con amici esausti di ascoltare sempre la stessa nenia. Provo ad indossare i miei sorrisi migliori, ma gli occhi non ridono insieme alla bocca, e mi tradiscono. Mi confido pure con la lavatrice, il frigorifero, la caldaia ed il cane. Accarezzo l'idea di stare diventando frigida, poiché l'ultima volta che un uomo - un esemplare di maschio di prim'ordine - ha provato a toccarmi la curva dei fianchi, sono sgusciata via come un'anguilla col diavolo in corpo. Frigida. E pure scema.
A colpi di seghe mentali, il mio cervello sta specializzandosi in Maturbazione&Autoerotismo, giacché trascorre larga parte del suo tempo arrovellandosi intorno alla medesima domanda: "Cos'ha lei più di me?"
Lei ha i fiori che Lui le manda direttamente a casa, per farle dolce il risveglio.
Ha le serate trascorse in compagnia degli amici di Lui, in veste di fidanzata ufficiale - o "fidanzata di turno". Che poi è la stessa cosa.
Lei ha le giornate al mare, le cene, la buona notte prima di abbandonarsi al sonno, la consapevolezza dei giorni da condividere insieme. Lei ha un amore bugiardo, che non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che illumina.
Lei non sa che Lui mi chiama ancora, che ancora ci facciamo la guerra, la guerra vera, quella che ingaggi solo contro le persone che ami forte, fortissimo.
Non sa delle notti trascorse sotto casa mia, a urlarci addosso l'inventario - immenso quanto la misericordia divina - dei motivi per i quali non possiamo stare insieme. Che la Fiducia è andata a puttane, ed è diventata puttana a sua volta: s'è venduta per quattro spiccioli di banalità, e qualche scampolo di paura. Ed Io non sono una donna facile da "amministrare". E Lui non ha spalle abbastanza forti per reggere il peso di un impegno autentico. Lei non sa nemmeno che, queste dolcissime stronzate da cofanetto Perugina, le scioriniamo restando allacciati, l'uno all'altra, per ore. Con la bocca dentro la bocca. Prestandoci i respiri. Stretti fino a smorzare il fiato. Quasi che domani fosse il Giorno Del Giudizio, e noi due non avessimo scampo.
Perché non solo il pianto può piegare il costato. Pure certi abbracci lo fanno.
Lei non sa delle nostre conversazioni insaziabili. Di come la sua mente faccia l'amore con la mia. Degli orgasmi di parole in cui veniamo, ogni volta. Non sa di quando mi grida contro che sta con Lei perché vuole una storia più semplice, che con Lei non perde la testa, mantiene salda la presa sulle redini di sé stesso. Io, invece, sono la sua variabile impazzita, l'assenza di controllo, la vertigine. Lei non sa che Lui ha scelto un amore di seconda mano, un amore che non costa fatica, un amore tiepido, mediocre, perché la mediocrità è facile, è rassicurante, è la prima scelta dei falliti, la culla dei vigliacchi, la madre partoriente di ogni umana infelicità.
Non sa che ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa. Come canta Ligabue. Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Lei non sa che ho scelto di credere alle sue fesserie di uomo spaventato perché faceva troppo male vederlo uscire dalla mia vita e riconoscere, semplicemente, che non voleva, non poteva o non sapeva amarmi. Ho peccato di vigliaccheria anch'io.
Lei e Lui non sanno che sono proprie le donne più intelligenti a fingersi stupide quando credono che un amore meriti lo sforzo di essere salvato.
Lei non sa che, di quest'uomo, ho amato l'intelligenza acuta; l'ironia ed il senso dell'umorismo; la capacità di tenermi testa; la natura selvaggia celata dietro il colletto inamidato delle sue camicie bianche; il modo in cui la sua risata fa il paio con la mia; lo stupore di bambino quando s'accorge di aver messo a segno una piccola vittoria in qualcosa che credeva non gli appartenesse; gli occhi tristi e le labbra piene; la sua fronte contro la mia fronte; le mani che trovavano, spontaneamente, la strada del mio piacere; le braccia forti con le quali mi stringeva contro il petto, come fossi un piccolo miracolo nel quale stentava a credere, e che forse pensava di non meritare.
Lei non sa che, di Me, Lui ha amato la capacità suadente di infilare una parola dietro l'altra; la brillantezza intellettuale; la faccia tosta e l'arroganza che pure, qualche volta, si divertiva a rimproverarmi; la spregiudicatezza con cui vivo il sesso e la sensibilità con cui lo faccio diventare amore; le passioni da intellettualoide, che mi rendevano diversa dalla maggior parte delle persone in cui si è imbattuto, nei suoi 27 anni; la cocciutaggine con cui mi impunto; il mio corpo sopra il suo corpo - ma anche sotto, di fianco, da dietro - che, ne sono certa, non dimenticherà mai, pure quando tutto il resto si farà lontano e sfocato. Lei non sa che Lui, con Me, si accende.
Lei ha i fiori. Le serate con gli amici. Le cene. Le giornate al mare. La buonanotte e i giorni insieme.
Io ho la Verità. O qualcosa che un poco le assomiglia. Ho - e pure suona un po' bizzarro ammetterlo - la parte più pura, più autentica, più vera e celata di Lui. E del suo cuore non vedente.
Io ho la mia sacca da marinaio, dalla quale è precipitato qualche sogno. Ho ginocchia abbastanza forti da piegarsi per raccoglierli. Ho ancora fede. Fede in me stessa. Fede che un giorno incontrerò davvero Quello Giusto. Ho l'orgoglio di essere una donna come poche. Ho fantasia abbastanza per giocare con i cocci rotti della mia Vita, e costruirci un mosaico di colori. Ho la forza di rimettermi in cammino. Ho la certezza di un amore grande nel quale, un giorno, inciamperò per caso, per destino o predestinazione.
Eva Poles dice:
"Proverai. Sbaglierai. Piangerai. Pregherai. Cambierai. Crescerai. Capirai. Sceglierai". Ho provato tante volte. Ho sbagliato una di più. Ho pianto forte, di notte, nel silenzio compiacente della mia stanza, e pregato affinché le cose potessero cambiare. Alla fine, sono cambiata Io. E, nel cambiamento, sono cresciuta, ho capito che il segreto di ogni bene sta nella capacità di amare sé stessi. E' stato allora che ho scelto di salvarmi da sola.
Auguro a tutti l'inebriante sensazione della rinascita.
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