Io non sarò mai una donna da "niente carboidrati dopo le 18": mi piacciono le spaghettate aglio olio e peperoncino a l'una di notte e, praticamente ad ogni pasto, mi verso addosso quello che sto mangiando perché la mia coordinazione braccio-bocca è pessima.
Non mi trucco per andare in palestra e, nel cassetto delle mutande, accanto alle autoreggenti e ai body in pizzo nero, ho una scorta di calzettoni in pile, ultraresistenti, alcuni dei quali maculati: perché la stoffa pezzata mi ricorda il manto del mio cagnolino adorato. E ne vado fiera. Molto fiera.
Non so mettermi in posa davanti alla macchina fotografica. Gli sguardi seducenti - con labbra socchiuse, capello selvaggio e 189 filtri di correzione - funzionano solo sulle altre: io sembro una cretina, e preferisco fare la donna invece che la gatta morta molto viva.
Non mi sparo selfie nei bagni pubblici dei ristoranti, abbarbicata come una scimmia sopra il lavandino, e non li invio ai miei ex uomini. Specie se sono fidanzati.
Ho delle tette magnifiche, scrivo con i capelli sollevati in una crocchia casuale sopra la testa e soffro di una malsana tendenza a mettere in mostra il cervello.
Non ballo il tango, non tiro di scherma, non mi definisco nevrotica perché fa tendenza, non cito autori stranieri per apparire colta, non propongo corse dentro i carrelli Ikea per sentirmi alternativa: qualche volta ho lo smalto sbeccato sopra le unghie, detesto i cinici e le borse, ho forti dubbi sul fatto di sembrare sexy pure quando dormo, e sono fermamente convinta che fare l'amore c'entri molto poco con la simulazione meccanica di pose pornografiche: una donna capace di fare bene l'amore, è una donna in grado di rendere ogni volta diversa dalla precedente.
Antonia Storace