Ieri mattina, bloccata nel traffico della Costiera Amalfitana - in direzione de La Feltrinelli di Salerno - in radio passava la canzone Grand'Uomo di Claudio Baglioni, nel verso che fa: "Ma ti giuro che, io sarò qualcuno e griderò al futuro il vento che c'è in me. Come è vero che c'è più tra zero e uno, che non tra uno e cento, ed uno è quello che ai carri chiude il passo, fa stramazzare il fiato, la morte porta a spasso
e io chi sono stato per essere un grand'uomo. La fantasia è dove non c'è
l'ipocrisia della realtà, e quel che dai di te mai niente te lo porterà più via. La poesia è come un'idea, non cerca verità la crea. E se non credi sempre in me fa che io creda sempre in te...".
Era la tua canzone, la canzone di chi, qualche anno fa, è diventato un pezzo di cielo incastrato nel tetto del mondo.
Quando l'ho sentita, ho capito che sarebbe andato tutto bene. Che tu c'eri, anche se non potevo toccarti. C'erano le Aquile, il profilo pulito delle loro ali possenti quando si stagliano in volo. Avrei alzato gli occhi in prossimità del sole e ti avrei visto, perché la poesia beffa la morte e fa eterna la vita.
Per questo scrivo.
Ci sono giorni in cui il mondo indossa il vestito buono della domenica e da il meglio di sé. Così è stato questo fine settimana, all'associazione SpazioDonna di Salerno. Un centro di accoglienza per chi ha incontrato l'uomo nero dell'amore, ci ha vissuto insieme per un po' e, dopo avergli detto addio, si è rimessa in piedi, dritta e tesa come un fuso.
Certe storie sono mostri travestiti. Certe donne sono bellissimi guerrieri.
Certe storie sono mostri travestiti. Certe donne sono luoghi bagnati dalla luce, ed una parete di gelsomini ad affondarci dentro il naso.
Certe storie sono mostri travestiti. Certe donne sono teste fine, scalatrici di sogni, lucidissime visionarie e costruttori di nuovi mondi possibili.
Quando le seconde incontrano i primi, non c'è partita: i mostri perdono.
Quando certe donne - che sono guerriere e luoghi, teste fine, lucide visionarie e costruttori di mondi - incontrano i mostri, ed il gioco perverso di chi ti vuole piccola ad ogni costo, questi affogano dentro il mare piallato della loro squallida dis-umanità. Li inghiotte l'abisso e la terra si rifiuta di sputarli fuori. Perché davanti a certe donne, c'è solo da tacere ed applaudire.
Dopo questo fine settimana, ogni volta che un dolore nuovo proverà a varcare il confine dei miei giorni, farò come mi ha suggerito la mia amica Rita: chiuderò gli occhi, visualizzerò quel dolore e, con la mente, immaginerò di dargli un bel calcio in culo.
Alla fine, avrò scansato il male e rassodato le cosce.
Antonia Storace
1 commento:
Sono un uomo, ho paura a scrivere un commento su questo tuo post, perché non ci sarebbe altro da aggiungere se non un ulteriore applauso silente, ma sono un uomo...e lo faccio lo stesso :-)
Posta un commento