Di Blue G. e Antonia S.
Sono finite le giornate calde e assolate in riva al mare a
sorseggiare cocktail gelati e a leggere riviste da donnette. Sono terminate le
maratone al sole che come miglior amante avevano la crema protettiva, si sono dileguate al tramonto le dormite sul
lettino per recuperare le energie perse durante notti bollenti passate ad
albeggiare in compagnia di sedicenti amori. L’estate è finita. E così con lei,
anche quel senso di libertà diffusa, di brivido vaginale e di brezza cerebrale.
L’autunno spazza via qualsiasi sensazione di leggerezza per far posto alla
pesantezza dei maglioni di lanetta e racchiude tra il tessuto di un cappotto la
sensazione di caldo che ci ha provocato l’estate.
L’estate è il periodo dell’amore. L’alleata perfetta per le
fughe in moto, per i baci fugaci e per le scappatelle, siano esse di cervello o
fisiche. Questa benedetta stagione, contraddistinta da abiti succinti, slip
assenti e pelle abbronzata contribuisce al “sonno della ragione”, favorisce la
perdita della testa e incentiva l’adulterio. Ma chi è più fedifrago, l’uomo o la
donna? Chi si butta più a capofitto in alcove differenti, il maschio o la
femmina? L’infedeltà non ha sesso, è un impulso non riconducibile a un genere ma
a una condizione. Tradiamo perché siamo insoddisfatti, perché siamo annoiati o
semplicemente perché ci va di farlo. Ci lanciamo sotto le lenzuola di uno
sconosciuto perché abbiamo bisogno di sentirci ancora attraenti o forse perché
quella persona ha destato in noi curiosità. Ma cosa realmente ci spinge,
consapevoli di essere felici nella nostra vita coniugale, a cercare qualcosa che
ci stimoli a tal punto da tentare il rischio di una strada nuova? Quale demone
alimenta la voglia di tradire una persona che amiamo? In quel momento, perché
non veniamo assaliti dalla paura di perdere la nostra/o amata/o o di essere
scoperti? Sicuramente il tradimento è una questione di istinto. In quei momenti
seguiamo un odore, ci lasciamo trasportare da un sapore senza sapere, dove
realmente ci porterà, mettiamo il cervello in folle per ascoltare solo il nostro
impulso. Veniamo completamente rapiti dalla situazione del momento, doniamo
tutto per poco tempo per poi accorgerci che l’estate finisce e, come sempre,
inizia l’autunno.
Il vento settembrino spazza via il sudore della stagione
bollente per far spazio al tepore della sicurezza di una storia che da serenità.
Blue non ha mai tradito, questo non significa che non potrebbe
mai farlo, significa semplicemente che fino ad oggi non ne ha mai avuto
l’occasione, il bisogno, la voglia. Ho sempre creduto che non sia necessario
tradire una persona, nessuno ci obbliga a stare con qualcun altro e quindi non
ha senso lanciarsi in altri letti, sarebbe più sensato lasciare il fidanzato/la
fidanzata del momento e avere storie, anche mille. Chi tradisce non è libero. Ha
degli impegni, ha il cuore sotto lucchetto, così come il corpo, il cervello e
teoricamente anche gli organi genitali. Chi tradisce mette a rischio più
persone, se stesso, la persona con cui sta e la terza pedina della scacchiera.
Questo significa che potrebbe fare del male –se non si ferma in tempo– il
fedifrago potrebbe spezzare il cuore a un essere umano di troppo, o anche a più.
Sono partita ricordando l’estate, perché è proprio in questa
stagione che solitamente siamo più propensi a donarci, ma donarci fino a che
punto, mi viene da chiedere? Donare solo il corpo, lasciando il cervello in
stand-by? Donarci in una notte di sesso, seguendo l’istinto, senza far
intervenire i sentimenti, è tradimento? Ma cosa succede se il tradimento è
prolungato, se dura mesi, se si crea complicità, se ci si cerca e si ha
desiderio di stare insieme? Cosa succede se si arriva al punto che uno dei due
non ce la fa più a sopportare questa storia?
Di solito se ci capita che diamo dei paletti perché non
sopportiamo più di essere la seconda scelta, accadono degli eventi improbabili.
Tutto a un tratto se a tradire è un uomo, (triangolo donna-uomo-donna) questo
sparirà dalla circolazione, non ci telefonerà più, farà finta che nulla sia
successo e si trasformerà da amante affettuoso a sfuggente amico, ignorando un
piccolo particolare: “non si diventa amico di una donna con la quale si è stati
a letto per mesi e soprattutto, dopo che le si è fatto gettare il cuore oltre
all’ostacolo”. Non è così semplice. Non così immediato.
Beh, non dimentichiamo, poi, che esiste sempre l’ufficiale.
L’ufficiale è il compagno/a che ha il diritto di chiamare a qualsiasi ora, di
dormire con il/la traditore/trice, di andare alle feste e agli eventi importanti
insieme. L’ufficiale è quello che non sei tu.
Blue si volta a
guardare le foglie che cadono, la luce è diversa, lei non ha mai tradito e le
piace così perché per Blue “l’infedeltà è puro egoismo”.
Antonia si volta a guardare le foglie
che cadono… e,
in questa notte d’autunno inoltrato, si sorprende a pensare: “chi ama davvero,
potrebbe mai realmente tradire?”
“La
prima e principale zona erogena è la mente”, scrive Richard Alan Miller. Come a
dire: “Fuck my brain. I am my mind, not my body”. L’impatto è, senza dubbio, più
strong rispetto al tocco poetico del
Signor Miller, eppure il senso rimane del tutto immutato, felicemente uguale a
sé stesso: certe persone ti piegano a novanta il cervello, prima della carne.
I
pensieri sanno farsi l’amore per ore, nella fremente, perfetta incertezza di due
corpi che non ancora si sono trovati. E quando pure quelli s’incontrano,
l’erotismo raggiunge la più alta delle vette possibili. Capita, allora, di
sentirsi nudi e soli, davanti alle emozioni. Indifesi e senza nerbo. Privati di
ogni orpello, e di qualunque umana posa. Disarmati dall’assenza di giudizio e,
tuttavia, decisi a scansare il senno e la ragione, ad ogni passo. Siamo fottuti,
davanti alle emozioni. Audaci, temerari e fieri. Perché, se un prezzo da pagare
esiste - ed esiste - non è mai troppo alto (?).
Ho
indossato i guanti da boxe sulle unghie laccate di rosso. Per gioco o per fede,
ho imparato che il ring somiglia alla vita. Ogni montante affondato nel sacco ha
i contorni precisi di un vaffanculo perfetto: colpisce allo stomaco inganni
passati e stronzi recenti, disattese speranze, sogni che sono giochi d’azzardo
mutati in rovina. Tra un pugno diretto e un calcio frontale, ho incrociato i
suoi occhi una volta di troppo. Così, a uscirne ammaccato, è stato il mio cuore
di giovane donna che avrebbe voluto sentirsi un po’ Rocky e, invece, si è
sentita un po’ scema.
Perché
Lui è Quello sbagliato. Così
sbagliato da far sembrare giusta ogni cosa. Lui, appartiene – per diritto
acquisito – al commediante drappello degli uomini “chiari fin dall’inizio”.
Peccato che il loro personale concetto di “inizio” registri un fuso orario più
personale ancora: vittime incolpevoli - si fa per dire - di una forma bizzarra
di demenza senile, per via della quale “fidanzate ufficiali” e “compagne di
rappresentanza” sono le stesse cui alludono distratti - tra un flirt innocente e
una palpatina impudente - solo dopo settimane, mesi, anni addirittura.
D’altronde, il tempo è un concetto relativo. E loro sono stati “chiari fin
dall’inizio” … sia chiaro.
Il
corpo delle donne è una filigrana mistica e perfetta, così forte da tendersi e
accogliere la vita dentro la vita. Sanno, per inclinazione divina, come
sdoppiarsi il cuore e abbracciare tanto altro da sé. Rischiano il certo per
l’incerto, barattano le sudate conquiste con la dolorosa mappatura di nuove
ferite. Forse non tutte, sicuramente molte.
In
questa notte d’autunno inoltrato, mi torna alla mente una canzone di Fabrizio De
Andrè: “mentre lui le insegnava a fare l’amore, lei gli insegnava ad amare”. Ma
quanti, poi, sono disposti a imparare sul serio?
Antonia e Blue: a quattro mani e due cuori pensano che –
parafrasando Harriet Van Horne – “amare sia come cucinare… o ci
si abbandona completamente o
si rinuncia”.
E voi cosa ne pensate? Amanti fedeli o traditori impenitenti?
L’amore vero basta a se stesso o necessita di adultere alcove?
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